Il team creativo delle trilogie hongkonghesi di Infernal Affairs e Overheard si immerge nel cinema poliziesco incentrato sulla Cina continentale con Extraordinary Mission. Diretto da Alan Mak e co-diretto dal celebre direttore della fotografia Anthony Pun alla sua prima regia, e sceneggiato da Felix Chong, questo nuovo thriller si concentra sui temi del traffico di droga e della corruzione mentre dà un nuovo slancio al popolarissimo genere del poliziotto sotto copertura.
L’agente segreto in questione è Lin Kai (Huang Xuan), che ci viene presentato mentre si introduce in un giro di trafficanti di droga cinesi. Dopo tre anni impegnati a guadagnarsi la fiducia del boss Cheng Yi (Wang Yanhai), Lin viene coinvolto in un importante affare di eroina, che finisce male quando spuntano dei poliziotti in uniforme. Quando la talpa cerca di fuggire, viene catturato dal fornitore della droga, che ha perso i suoi beni nell’operazione.
Lin viene prontamente spedito nel Triangolo d’Oro ad affrontare il boss Eagle (Duan Yihong), che gestisce un immenso impianto di coltivazione idroponica di eroina e si vanta della qualità dei suo prodotto. Lin sente l’opportunità per detronizzare quel signore della droga senza scrupoli, così dopo una rapida deviazione in Cina e ritorno per dimostrare le sue capacità gli suggerisce di gestire il mercato della Grande Cina, avvicinandosi così al vertice. A complicare le cose, tuttavia, è il fatto che Eagle conosce un paio di cosette sull’avere informatori alle calcagna, per cui è attentissimo a non lasciare tracce.
Nello sviluppo della trama Extraordinary Mission approfondisce i temi legati ai problemi della corruzione e della droga in Cina, promuovendone i risultati ottenuti nella lotta al flagello del narcotraffico. Certe inquadrature conclusive finiscono per sembrare quasi un video di reclutamento della pubblica sicurezza, e in mezzo ai temi sensibili si fanno strada, appena mascherati, diversi dialoghi che mirano a tranquillizzare le autorità: per esempio, un elogio per l’eroismo di un poliziotto è accompagnato da un disclaimer in cui si dice che non è corretto saltare il protocollo.
Al centro del film, comunque, c’è un gradevole approccio al cinema dedicato agli agenti sotto copertura. Elementi tratti da vecchi successi di Mak e Chong sono inseriti nel film, ampliando concetti già visti e rivisitando vecchie infiorettature, come quando la talpa batte di nascosto messaggi in codice Morse. Sullo schermo Lin Kai realizza una figura interessante di eroe – un giovane che rischia spesso la morte ed è spronato ad andare avanti dai ricordi della madre, che aveva finito per soccombere alla droga. L’interprete Huang Xuan mostra di essere in grado di misurarsi con un ruolo a tutto campo e si contrappone benissimo al suo carismatico antagonista.
Dato il pedigree dei registi, il film ha un aspetto perfettamente compiuto. Gli autori fanno un uso sorprendente di location come dei decadenti edifici industriali, e impiegano una gamma di colori volutamente cupa per le scene ambientate in Cina. Al coreografo d’azione Li Chung-chi spetta il compito di inserire le abituali scene d’azione, cominciando a pochi minuti dall’inizio del film, con le acrobazie in auto; l’azione acquista ancora più importanza nelle scene girate in Thailandia, che includono un folle inseguimento in moto all’interno di un edificio e sui tetti. Extraordinary Mission non ha forse il sensazionalismo puro e semplice del grande film d’azione dell’anno scorso, Operation Mekong, incentrato anch’esso sulle autorità cinesi alle prese con un signore della droga del Triangolo d’Oro, ma gli autori seguono un approccio in cui il thriller è più centrato sui personaggi, per attingere ai propri punti di forza cercando allo stesso tempo di fare qualcosa di diverso. Con l’ingresso in campo di Pun come co-regista, Mak e Chong dimostrano che non gli manca l’ambizione per estendere il loro marchio cinematografico in un nuovo territorio.
Tim Youngs