OUT OF COMPETITION
Special Screenings
WORLD PREMIERE
Way of Life
t.l. Modo di vivere
生きているのはひまつぶし (Ikiteiru no wa Himatsubushi)
Japan, 2023, 87’, Japanese
Directed by: Watanabe Hirobumi
Screenplay: Watanabe Hirobumi
Photography (color): Watanabe Hirobumi
Editing: Watanabe Hirobumi
Music: Watanabe Yuji
Producers: Watanabe Hirobumi, Watanabe Yuji, Watanabe Hideki, Watanabe Akemi
Cast: Watanabe Hirobumi, Watanabe Yuji, Bang Woohyun, Watanabe Hideki, Watanabe Akemi. Hisatsugu Riko, Yanagi Asuna, Kurosaki Takanori, Iso Kiyotaka, Watanabe Yuichiro
Date of First Release in Territory: TBA
Nel pieno della pandemia, sono stati ben pochi i film giapponesi (e se è per questo, pochi in assoluto) che ne hanno dato conto. Uno dei motivi è che solitamente passa molto tempo tra la stesura della sceneggiatura e il momento delle riprese, soprattutto quando si tratta di film tratti da manga o altre proprietà intellettuali preesistenti, come avviene per tanti film commerciali giapponesi: i personaggi sembrano anche attuali, ma le storie possono essere vecchie di anni, se non addirittura di decenni.
Inoltre, girare un film sulla pandemia che coinvolga sia visivamente che emotivamente non è facile, soprattutto se i personaggi borbottano attraverso le mascherine e si attengono al distanziamento sociale, invece di battersi o abbracciarsi.
Tutto questo non ha impedito al regista Watanabe Hirobumi di realizzare Way of Life, un docu-drama sulla sua vita durante la pandemia nel 2020, quando in Giappone lui e milioni di altri giapponesi erano sostanzialmente confinati nelle proprie case, sebbene il governo non abbia mai imposto un lockdown rigoroso sanzionando i trasgressori.
Il film inizia con una radio fuori campo che trasmette notizie sulla pandemia, mentre Watanabe, in camera sua, chiacchiera al telefono con il suo direttore della fotografia coreano Bang Woohyun e dipinge un’immagine dietro l’altra su rettangoli di carta tutti uguali, con una varietà di soggetti, da Godzilla e Ultraman a cowboy e ragazze sorridenti, nello stile degli artisti più vari, da Basquiat a Munch, con la sensibilità singolare e giocosa di Watanabe come unico filo conduttore.
Il film cattura quello che era uno stato d’animo molto comune durante il picco della pandemia, quando le routine quotidiane erano sospese e ogni giorno sembrava fondersi con il successivo. E come tanti altri, che hanno scelto di apprendere nuove abilità o riscoprire vecchi hobby invece di buttarsi su Netflix, Watanabe rivela lati finora sconosciuti della sua creatività e personalità, sebbene il mix di influenze giapponesi e straniere si possa ritrovare anche nei suoi film. L’ultimo esempio è Techno Brothers, una commedia musicale anch’essa presentata al 25° FEFF di Udine, che richiama The Blues Brothers e Leningrad Cowboys Go America di Aki Kaurismäki.
Watanabe ha girato il film nella sua stanza, con il suo caratteristico bianco e nero, intervallato da sequenze a colori che lo ritraggono mentre finisce un dipinto dopo l’altro, accompagnato da una melodia orecchiabile di Schubert (Moments Musicaux, Op. 94, D. 780: No. 3 in Fa Minore, Allegro moderato), che si ripete più volte (la colonna sonora del film, comprese le composizioni originali, è opera del fratello di Watanabe, Yuji). In breve le pareti della sua stanza si ricoprono di sue opere d'arte, mentre genitori e amici entrano per guardare e commentare.
Se Way of Life fosse tutto qui, sarebbe poco più di un filmino amatoriale divertente, insolito e inaspettatamente stimolante. Ma nell'ultimo atto del film Watanabe abbandona finalmente la sicurezza e la noia della sua stanza per dedicarsi alle riprese di un nuovo film, Techno Brothers.
Ancora una volta possiamo dare uno sguardo ai suoi processi creativi mentre dirige e recita in una delle scene chiave del film. Chi ha visto i sette lungometraggi precedenti di Watanabe, a cominciare da And the Mud Ship Sails Away… (2013), di fronte a una recitazione così naturale, soprattutto da parte di amici e parenti della sua città natale di Otawara, nella prefettura rurale di Tochigi, può avere l’impressione che il regista preferisca la libera improvvisazione a un copione rigido.
Ma nel vederlo girare e rigirare la stessa scena, finché non ha ottenuto esattamente l’effetto che voleva, riconosciamo in Watanabe il meticoloso artigiano della comicità, sia come regista che come attore. O sta ancora semplicemente ammazzando il tempo? Dal suo punto di vista forse sì, ma con Way of Life ha dato vita a un intrattenimento cinematografico unico nel suo genere e a una sua personalissima pop art.
BIO & FILMOGRAFIA: vedi Techno Brothers