C’è una domanda che negli ultimi tre o quattro anni tutti gli addetti ai lavori dell’industria del cinema coreano continuano a porsi – perché dalla risposta dipende tutto. La domanda è: quand’è che il pubblico tornerà al cinema? Nel 2019, i sudcoreani hanno acquistato il maggior numero di biglietti di ingresso pro capite di qualsiasi altra nazione al mondo e il mercato cinematografico della Corea del Sud si è classificato come il quinto più grande al mondo. Ma che sia a causa della crescita dello streaming o di un aumento dei prezzi dei biglietti, la pandemia ha finito per diventare una sorta di reset per il cinema sudcoreano. Molto tempo dopo che altri settori si sono ripresi lasciandosi alle spalle la pandemia, l’industria cinematografica locale continuava a stagnare. Nel 2022, gli ingressi in sala complessivi sono stati solo il 49,8% del totale del 2019. Ora sono arrivati anche i numeri per il 2023, e non sono molto migliori: solo il 55,8% delle cifre del 2019, ma se restringiamo lo sguardo ai soli film coreani, il miglioramento si azzera, perché rispetto al 2022, nel 2023 hanno venduto meno biglietti.
Questo è un problema, perché negli anni del boom che hanno preceduto il 2019, l’industria del cinema di questo paese era cresciuta notevolmente. Rispetto al passato, il costo di produzione dei film è salito vertiginosamente, tanto che una pellicola commerciale di livello medio ora costa oltre 10 miliardi di won (7,5 milioni di dollari) al netto dei costi di marketing: una cifra che in passato veniva toccata solo dai più grandi blockbuster del settore. Ora, con le modernissime catene di sale cinematografiche che faticano ad attirare il grande pubblico, i conti non tornano più. Mese dopo mese il pubblico è rimasto lontano dalle sale, le compagnie cinematografiche hanno lottato per rimanere in attività e il panico è progressivamente aumentato.
Nella prima parte del 2023 l’umore degli addetti ai lavori sembrava aver ormai toccato il fondo. La maggior parte dei film commerciali sono stati distribuiti e ritirati dalle sale quasi senza che il pubblico se ne accorgesse. Molti di coloro che lavoravano nel settore sembravano pronti ad arrendersi.Eppure, all’inizio del 2024, stava tornando un pizzico di ottimismo, principalmente per merito di due grandi successi inaspettati, di cui uno arrivato in sala a novembre e l’altro a febbraio (ne parleremo tra poco). Sembrava anche che, per la prima volta dopo tanto tempo, la gente comune avesse iniziato a parlare di cinema, e riuscire a vedere in sala quei due filmoni era più o meno necessario per chiunque volesse tenersi al passo con gli argomenti di conversazione del momento. Si notavano inoltre alcuni esili segnali che questo interesse stava iniziando a dare impulso anche ad altri film in uscita. L’indagine sugli alti e bassi degli ultimi 12 mesi inizia a partire da maggio 2023, quando è uscito in sala The Roundup: No Way Out. Fino a quel momento dell’anno non si era visto altro che cocenti delusioni al botteghino, ma gli osservatori avevano motivo di sperare che questo film potesse essere un’eccezione. Terzo capitolo di una serie iniziata nel 2017 con The Outlaws (6,9 milioni di spettatori) e proseguita nel 2022 con The Roundup (12,7 milioni di spettatori), The Roundup: No Way Out ha visto la popolare star Don Lee (alias Ma Dong-seok) nel suo ruolo più iconico, quello di un nerboruto detective della polizia con un cuore tenero e un pugno invincibile. Il successo travolgente del film precedente durante uno dei peggiori periodi della pandemia aveva sbalordito gli addetti ai lavori che, sebbene avessero gradito la notizia, lo consideravano una specie di una tantum, il riflesso del fascino di questo particolare personaggio dello schermo piuttosto che il sintomo di una ripresa più ampia dell’industria cinematografica. Anche per il terzo film si è verificata una dinamica simile. Nonostante le recensioni tiepide, The Roundup: No Way Out è riuscito ad attirare un pubblico numeroso e a replicare il successo del suo predecessore, concludendo la tenitura con l’imponente risultato di ben 10,7 milioni di spettatori.
Il produttore-star Don Lee ha reagito al successo di questa serie dando la precedenza ad almeno altri quattro sequel per i prossimi anni. E, infatti, l’aprile di quest’anno vede l’uscita del quarto capitolo, The Roundup: Punishment, che ha ricevuto migliori recensioni rispetto al film precedente. Questo ha creato alte aspettative riguardo al fatto che Don Lee aumenterà il suo elenco di successi, e il pubblico del FEFF sarà in grado di vedere il film nella stessa settimana della sua uscita in Corea del Sud.Con l’arrivo dell’estate – tradizionalmente il periodo più affollato dell’anno al botteghino – le società di produzione coreane hanno messo in listino quattro grossi film nella speranza di rilanciare il settore: il dramma poliziesco Smugglers di Ryoo Seung-wan, ambientato negli anni Settanta, l’epopea spaziale ad alto budget The Moon di Kim Yong-hwa, il dramma post-apocalittico Concrete Utopia di Um Tae-hwa e Ransomed, thriller su un rapimento, girato in Medio Oriente dal regista Kim Seong-hun.
Anche se nessuno dei quattro film si è avvicinato ai 10 milioni di spettatori, che rappresentano la soglia del successo di un vero blockbuster, il chiaro vincitore è stato Smugglers di Ryoo Seung-wan. Caratterizzato dalla miscela di umorismo, azione e spiccata simpatia per i reietti della società che costituisce il marchio di fabbrica del regista, Smugglers è un film tutto al femminile che ha portato in sala 5,1 milioni di spettatori. È la seconda volta in tre anni (dopo Escape from Mogadishu del 2021) che un lungometraggio diretto da Ryoo Seung-wan arriva ai vertici del botteghino estivo.
Tra i quattro film c’è stato anche un chiaro perdente: The Moon, che ha venduto 500.000 biglietti, un numero incredibilmente basso considerato il suo budget stratosferico, gli importanti effetti speciali e il cast stellare. Il film ha ricevuto recensioni negative; con una trama decisamente poco credibile che faceva spesso ricorso al melodramma e al patriottismo strappalacrime, dava la sensazione che, se fosse stato realizzato 10 anni fa, avrebbe potuto avere un riscontro positivo. In definitiva, The Moon potrebbe essere ricordato soprattutto per aver dimostrato, in modo particolarmente doloroso, che i gusti degli spettatori sudcoreani si sono evoluti. Al contrario, i 3,9 milioni di spettatori registrati da Concrete Utopia – anche se forse non all’altezza delle aspettative del distributore Lotte Entertainment – hanno dimostrato che il pubblico era pronto a lasciarsi coinvolgere da argomenti impegnativi e persino piuttosto cupi. Partendo dall’antefatto che l’intera Seoul è stata distrutta da un evento apocalittico simile a un terremoto, la storia si concentra sugli abitanti dell’unico condominio della città rimasto in piedi. L’ultimo film del quartetto di uscite estive, Ransomed di Kim Seong-hun, è basato sulla storia vera di un diplomatico coreano rapito a Beirut nel 1986. Mesi dopo che il governo coreano ha perso ogni speranza di ritrovarlo vivo, il diplomatico riesce a telefonare per chiedere aiuto, e questo porta un suo collega a intavolare trattative segrete e complesse per ottenere il suo rilascio. Sebbene il risultato finale sia avvincente e intrigante, Ransomed ha finito per attirare in sala poco più di un milione di spettatori.
Passando all’autunno, che tradizionalmente è sempre stato una stagione importante per il cinema nazionale, i risultati sono stati decisamente eterogenei. Alcuni film ad alto profilo, come Cobweb, selezionato per il festival di Cannes, sono usciti in sala ma senza lasciare una grande impressione sul pubblico, nonostante i grossi sforzi di promozione da parte dei distributori. Invece alcuni film di medie dimensioni, come il thriller Sleep (1,5 milioni di spettatori) e le commedie romantiche Love Reset (2,2 milioni di spettatori) e Honeysweet (1,4 milioni di spettatori), hanno ottenuto risultati rispettabili e lunghe teniture.
Secondo gli analisti del box office, una differenza nelle abitudini attuali rispetto al periodo precedente alla pandemia è che gli spettatori, prima di andare a vedere un film, aspettano più a lungo, mentre in passato una percentuale significativa dei proventi totali di un film al botteghino veniva incassata nella prima settimana di tenitura. Al giorno d’oggi, invece, gli ingressi sono distribuiti su un numero più lungo di settimane, il che significa che il passaparola è diventato più importante che mai. Questo sicuramente è ciò che è accaduto per le produzioni medie che hanno avuto successo in autunno.
Malgrado ciò, vedere che alcuni film hanno concluso la tenitura a malapena in pareggio non ha contribuito a rassicurare un’industria già in preda al panico. Ed è così che siamo arrivati al mese di novembre, che quasi tutti gli anni è una sorta di discarica per i film che non riescono ad assicurarsi un posto migliore in calendario. Alla fine, però, il cinema coreano ha ricevuto un’inaspettata raffica di buone notizie.12.12: The Day del regista veterano Kim Sung-soo ripercorre un momento particolarmente doloroso della storia coreana contemporanea: la notte del 12 dicembre 1979, quando un gruppo di ufficiali dell’esercito guidati dal generale Chun Doo-hwan mise a segno un audace colpo di stato militare, mirato a interrompere un tentativo di andare verso delle riforme democratiche all’indomani dell’assassinio del presidente autoritario Park Chung-hee e ristabilire la dittatura senza ombra di dubbio.
Il soggetto, di certo non una storia consolatoria o mirata a suscitare l’orgoglio nazionalista, non sembrava il tipo di argomento che avrebbe attratto gli spettatori più giovani, che non avevano mai vissuto quell’epoca, né gli spettatori più anziani, nei quali avrebbe evocato ricordi spiacevoli. Ciononostante, la rappresentazione dell’evento da parte del regista Kim Sung-soo è stata così tesa e drammatica da fare grande sensazione al botteghino. Le ottime recensioni e il passaparola entusiasta hanno mantenuto il film in cima al box office per molte settimane, portandolo direttamente fino a un risultato di 13 milioni di biglietti venduti.12.12: The Day è il più grande successo al botteghino dopo la commedia Extreme Job dell’inizio del 2019 ma, ancor più dei numeri, ha ricordato come un singolo film possa, nelle giuste circostanze, fare breccia nella coscienza nazionale e innescare un dibattito che investe tutta la società. Era questo il tipo di dinamica che aveva alimentato la crescita dell’industria cinematografica coreana per 20 anni, ma che mancava negli ultimi cinque anni.Tutto ciò ha naturalmente sollevato un’ulteriore domanda: il successo di questo film ha forse segnato l’inizio di una ripresa più ampia per il cinema coreano che potrebbe recuperare parte dell’entusiasmo che aveva perso a favore di Netflix e di altri servizi di streaming negli ultimi anni? L’atmosfera era incoraggiante, ma sembrava troppo presto per dirlo. Il periodo natalizio – altro periodo dell’anno che tradizionalmente presenta molte grandi uscite cinematografiche – ha visto un solo film coreano ad alto budget uscire in sala.
Noryang: Deadly Sea è stato l’ultimo capitolo di una trilogia sulla vita e i trionfi militari dell’amato ammiraglio del XVI secolo Yi Sun-sin. Il film originale, The Admiral: Roaring Currents del 2014 detiene ancora il record di incassi di tutti i tempi in Corea, con ben 17,6 milioni di spettatori. Il suo sequel, Hansan: Rising Dragon, è uscito nell’estate del 2022 e ha incassato ben 7,3 milioni di spettatori, mentre Noryang ha venduto in totale 4,6 milioni di biglietti: un risultato rispettabile, certo, ma considerevolmente inferiore rispetto ai film precedenti, e non abbastanza per coprire l’elevato budget del film.In gennaio sono usciti due film molto interessanti che hanno conosciuto destini molto contrastanti. Alienoid: Return to the Future è il secondo episodio di uno dei film coreani più ambiziosi mai realizzati. La prima parte di Alienoid, con una trama che coinvolge alieni, viaggi nel tempo, arti marziali e stregoneria in stile wuxia, era uscita nelle sale coreane nell’estate del 2022 e aveva faticato a costruire il passaparola, nonostante i suoi numerosi aspetti avvincenti. Il secondo film ha portato alla fine questa storia estesa, ma si sperava che gli spettatori che avevano visto il primo film a casa potessero accorrere numerosi per il secondo episodio, e così non è stato. L’opera rappresenta comunque un risultato significativo per il cinema coreano che gli spettatori non vorranno perdere (entrambi i film, Alienoid e Alienoid: Return to the Future, saranno proiettati al FEFF di quest’anno).
Citizen of a Kind invece è un esempio di film girato con mezzi più modesti che è riuscito a farsi un nome. Tratto dalla storia vera di una donna che cade vittima di una truffa di phishing vocale ma che poi riesce a rintracciare i colpevoli, questo racconto di coraggio e determinazione ha impressionato gli spettatori per la sua energia e la sua narrazione dinamica. Anche in questo caso, una lunga permanenza nelle sale cinematografiche ha portato a un risultato rispettabile di 1,7 milioni di biglietti venduti.
Poi, a febbraio, il fulmine ha colpito per la seconda volta. Exhuma non è il primo successo commerciale per il regista Jang Jae-hyun, che ha ottenuto grossi risultati sia con la sua opera prima The Priests che con Svaha: The Sixth Finger, del 2018. Jang Jae-hyun è l’esempio di un regista che è riuscito a eccellere in un genere preciso, che in questo caso è l’occulto. Ma sebbene Exhuma sia anche e soprattutto un film sull’occulto, la sua accoglienza in Corea ha trasceso il genere. In parte grazie alla sua seconda metà, che introduce temi legati alla storia e alla colonizzazione, anche questa volta Exhuma ha fatto parlare tutta la nazione. Con un risultato di 11 milioni di spettatori al botteghino, l’industria del cinema ha realizzato due enormi successi nell’arco di soli cinque mesi.
Ora, finalmente, c’è motivo di ottimismo per il settore cinematografico coreano? In Corea gli addetti ai lavori sono noti per la loro visione critica e fatalista nei confronti della propria industria. Ed è certamente vero che ci sono ancora grandi sfide da affrontare prima che le cose possano tornare a sembrare veramente normali. Ma, per la prima volta dopo tanto tempo, si respira di nuovo aria di primavera nell’industria cinematografica coreana. Se riuscirà o meno a mantenere lo slancio sarà la domanda chiave del 2024.