Sembra che la rinascente industria cinematografica di Singapore stia salpando con fiducia grazie a Forever Fever, una Febbre del sabato serache riesce persino a infilare degli abili subtesti nei suoi pantaloni stretti. Ben costruito ed eccezionalmente bene interpretato, il film delizierà le platee che conoscono lo speciale mix culturale della repubblica insulare, ma dovrebbe essere accessibile pure al pubblico occidentale in genere a cui il tono camp non dispiacerà affatto. Anche se gli 880.000 dollari americani che il film è costato provengono da fonti locali, dietro la macchina da presa hanno lavorato molti australiani, tra cui Brian Breheny, direttore della fotografia di Priscilla, e il missaggio finale è stato fatto in Australia.
Si tratta del primo film diretto dall'attore Glen Goei (si pronuncia Guii) che si era fatto notare sulle scene inglesi in M. Butterfly. La magia del film di Goei è dovuta alla combinazione tra solidi valori produttivi, uno stile registico non esibizionistico e una sceneggiatura assai godibile. Ambientato nel 1977, circa dodici anni dopo l'indipendenza e alle soglie della brutale modernizzazione dell'isola, la vicenda tesa come una freccia s'impernia su Hock (Adrian Pang), addetto in un supermercato, uno zotico senza pretese che ha come solo scopo nella vita quello di comprarsi una costosa moto Triumph. Hock,
sempre sul punto di venire licenziato, vive in un semplice appartamento a Chinatown con i suoi genitori tradizionalisti, una sorella (Pam Oei) ossessionata dai romanzi rosa, e uno studioso fratello minore (Caleb Goh) che è il prediletto dal padre.
Hock decide di prendere lezioni di danza e partecipa a una gara in discoteca dotata di un premio di 5.000 dollari di Singapore; Hock s'ispira a un film intitolato Forever Fever la cui star, sosia di Travolta (Dominic Tace), esce dallo schermo per incoraggiare direttamente Hock.
Il film non ha la pretesa di creare sorprese narrative via via che si avvicina all'apice della disco-dance, ma il regista e sceneggiatore Goei gioca abilmente con la sua vasta schiera di personaggi. La stupenda interpretazione di Pang dà forza al film, ma anche tutto il resto del cast ha i suoi momenti di gloria e arricchisce l’ampio ritratto ultigenerazionale d'una società che sta tuttora cercando le proprie radici e la propria identità in mezzo a una marea d'influenze sia asiatiche che occidentali.
Derek Elley