Realizzato quattro anni dopo Midnight Song, questo sequel per molti versi risulta anche più folle e buñueliano. Song Danping, orribilmente sfigurato, che alla fine del film precedente si era lanciato in mare da un torrione in fiamme, ricompare, come fosse Manfred (sulle note appunto della sinfonia di Ciaikovskij) che vaga
sulla terra in cerca del suo perduto amore, Li Xiaoxia. Un flashback ci mostra come egli era stato portato da un chirurgo pazzo in un laboratorio nelle viscere d'un castello con la promessa di ridargli un nuovo volto e come era riuscito a salvarsi all'ultimo istante. Torniamo al presente: Song è deciso a ritrovare Li (che sta soffrendo a letto, memore dei momenti felici trascorsi assieme a lui), ma rimane coinvolto nello sforzo bellico di Shanghai contro i giapponesi.
Il film è un mélange glorioso di horror gotico, melodramma cinese e propaganda bellica antinipponica. Sulle prime stenta un po' a decollare (con un prologo lento che dura una ventina di minuti) ma poi riprende quota.
La recitazione appare forse un po' migliorata rispetto a quella del film originale, con interpreti nuovi: Tan Ying, che avrebbe lavorato varie volte con Maxu negli anni Quaranta, interpreta il ruolo di Li, e Liu Qiong, che in Cina negli anni Cinquanta e Sessanta avrebbe fatto il regista, interpreta il ruolo di Song. Il più memorabile di
tutti è comunque Hong Jinling nel ruolo del grottesco chirurgo col naso a becco, la gobba e una dentatura da far invidia a Dracula.
Derek Elley