Ju-On: The Grudge di Shimizu Takashi ha alle spalle un lungo antefatto, contenuto in due film per l’home video diretti da Shimizu nel 1999. Non è necessario però conoscerli per capire il film, che assomiglia più ad un giro vorticoso attraverso una casa, anzi un mondo, dell’orrore che ad uno spettacolo con un inizio, uno sviluppo e una fine. Come in molti film che aspirano a colpire al giorno d’oggi, anche in questo la cronologia è intricata ma, una volta catturata l’attenzione dello spettatore, i misteri della trama contano meno della sua atmosfera da catastrofe imminente. E’ come essere risucchiati in un incubo: il Male vince e non c’è via di uscita, se non una morte troppo orribile da sopportare.
Shimizu non riesce a mascherare completamente l’aspetto da film a basso budget della sua produzione, ma fa di necessità virtù enfatizzando la quotidianità del suo Mondo Fantasma, che assomiglia tanto al nostro, soprattutto per chi è abituato a far pulizia in casa una volta ogni cinque anni.
La casa in cui si svolge la maggior parte dell’azione è una catapecchia ammuffita, discosta dal vicinato e immersa in una giungla di erbacce. Il primo visitatore è Rika (Okina Megumi), un’assistente domiciliare venuta per prendersi cura della madre del proprietario, che è costretta a letto. Quando arriva, Rika trova la vecchia in stato di shock, incapace di emettere una sola parola. Sentendo un fruscio al secondo piano, Rika indaga e, nella stanza dei bambini, vede qualcosa che la spaventa a morte.
Si torna indietro di qualche giorno: tornando a casa Katsuya (Tsuda Kanji), il figlio dell’anziana signora, scopre la moglie Kazumi (Matsuda Risa) prostrata e ammutolita. Ben consapevole che si sono verificati episodi molto strani da quando si sono trasferiti in quella casa, egli decide di scoprirne il perché. Quello che trova però va al di là di ogni ragione - e sconvolge la sua.
In ogni horror che si rispetti c’è una ragazza che urla a dovere, e Ju-On: The Grudge ne ha tante, in particolare Okina Megumi (Rika). Anche se non avrà i decibel di Naomi Watts in The Ring (o di chiunque abbia doppiato quegli urli), Okina ha il perfetto sguardo disperato di qualcuno che non può credere che “questo” stia succedendo proprio a lei, e decide di fermare l’orrore. Ci riuscirà? Finiranno le urla? Le vostre, naturalmente, finiranno quando si accenderanno le luci in sala.
Mark Schilling