Dopo l’inatteso successo di botteghino del suo secondo lungometraggio, Lee Jeong-hyang è diventata la regista coreana di maggior successo commerciale. Per quanto la popolarità del suo primo film Art Museum by the Zoo possa essere attribuita in parte alla star Shim Eun-ha, nella sua ultima opera le uniche star sono un bambino di sette anni e una nonna di settantasette. Il film si basa unicamente sull’efficacia narrativa ed ha incassato più di Spider-Man e Il Signore degli Anelli - La Compagnia dell’Anello, diventando uno dei film coreani più conosciuti e apprezzati.
The Way Home... si svolge in campagna, dove un bambino di Seoul viene spedito a vivere con la nonna muta, che non ha mai conosciuto. Il bambino è furioso per il radicale sconvolgimento della propria vita ed esterna le sue frustrazioni comportandosi male e avanzando pretese folli con la nonna. Senza televisione nè fast food nè batterie per il suo giochino elettronico, comincia a rendere la vita sempre più difficile alla nonna ritrovata.
Il film è stato girato in un remoto paesino di campagna composto di soli otto nuclei familiari, con attori non professionisti, eccetto che per il ruolo del ragazzo. Kim Ul-boon, la donna che interpreta la nonna, è stata scelta in un altro paesino, dove il regista l’ha vista camminare per strada. La donna non aveva mai visto un film in vita sua; tuttavia si è dimostrata un’attrice seria e dotata e da allora è diventata una piccola celebrità.
Al di là delle lezioni sull’amore e sulla pazienza, The Way Home... evidenzia anche l’abisso che separa la Corea rurale da quella urbana, dopo decenni di rapidissimo sviluppo. La forza maggiore del film risiede in ogni caso nella sua forza narrativa. Sebbene la trama presenti poche sorprese, si sviluppa in modo così naturale che non sembra neppure che il film ci stia narrando una storia.
Darcy Paquet