The Twilight Samurai è il settantasettesimo film di Yamada Yoji, e anche il suo primo film storico. Non è, però, il solito cappa e spada di samurai.
Yamada invece ha scoperto negli ultimi momenti dello shogunato Tokugawa (1600-1867) un Giappone incredibilmente somigliante a quello odierno, con stili di vita regressivi, politiche di ufficio, uomini che non possono esprimere quello che sentono. L’umanesimo che sempre caratterizza Yamada è molto in evidenza, temperato da una visione più cupa e tragica della natura umana rispetto a quella solita dei suoi film.
L’eroe, Seibei (Sanada Hiroyuki), è un samurai che sbarca il lunario con un magro stipendio e lavora come impiegato nell’ufficio del clan. Quando i colleghi vanno a bere un bicchiere dopo il lavoro, Seibei col calar del sole va dritto a casa. Risultato, è stato soprannominato ironicamente Tasogare Seibei (Seibei Crepuscolo).
Lui vive con due figlie giovanissime e la madre senile, tutto ciò che resta della sua famiglia dopo la morte della moglie. Tutti si danno da fare, ma è Seibei a far la maggior parte del lavoro in casa, dalla cura del giardino alla fabbricazione di gabbie per grilli, per arrotondare. Malgrado il suo lavoro incessante, però, resta disperatamente povero: i conti medici della malattia finale della moglie si mangiano le sue misere entrate.
A un certo punto un collega samurai, Michinojo, racconta a Seibei che la sorella Tomoe (Miyazawa Rie) ha lasciato il marito, un bruto ubriacone, ed è tornata a casa. Seibei e Tomoe erano amici d’infanzia, ma lui non la vede da anni. Il giorno dopo Tomoe si presenta a casa di Seibei e il suo sorriso allegro porta un po’ di sole nella tetraggine. Le ragazze vanno pazze per lei - e anche Seibei, però preferirebbe morire piuttosto che ammetterlo.
L’ex marito riappare per molestare Tomoe e sfida Seibei a duello; lui vince utilizzando un semplice bastone contro la spada del rivale, e la sua fama si diffonde in città. Colpiti dal coraggio e dalla destrezza di Seibei, gli anziani del clan gli ordinano di uccidere un certo Zenemon Yogo (Tanaka Min), un samurai che appartiene alla parte perdente in una lotta di successione di clan, e che ha rifiutato di commettere harakiri in segno di contrizione. Seibei è riluttante ma gli anziani del clan insistono, e promettono di por fine alle sue preoccupazioni finanziarie. Come farà a uccidere questo sconosciuto, che non gli ha fatto nulla, con la coscienza pulita?
Sanada trasmette una pacata convinzione al ruolo di Seibei. Lo scontro tra Seibei e Zenemon è il momento clou del film, e illustra brillantemente i temi principali di Yamada: la scomparsa imminente dell’etica dei samurai nell’ondata dell’occidentalizzazione, l’assurdità dei duelli mortali (per estensione: della guerra) quando i combattenti si vedono fra loro come esseri umani. Sanada e il celebre danzatore Butoh Tanaka Min eseguono la loro danza di morte con pathos e grazia. Questa scena potrebbe stare da sola come un atto unico, ed è una delle cose migliori che Yamada abbia mai fatto.
Mark Schilling