La Corea del Sud ha una lunga tradizione di film dell’orrore, la maggior parte dei quali ruota intorno a fantasmi, ma negli ultimi anni ha iniziato a svilupparsi un ramo alternativo del genere. Film come Memento Mori (1999) e Sorum (2001) potrebbero forse essere etichettati come film “non esattamente horror”, nel senso che il loro interesse principale è esplorare alcuni aspetti freddi e spietati della società moderna. Spaventare il pubblico è solo una priorità secondaria, di solito realizzata evocando un’atmosfera da brivido piuttosto che mostrando corpi fatti a pezzi o sorprese che saltano fuori da dietro le porte.
The Uninvited, della regista esordiente Lee Su-yeon, appartiene pienamente a questa categoria. Sebbene ci siano alcune scosse nel film, e alcuni bambini vengano liquidati in modo particolarmente raccapricciante, gran parte del film è dominata da un’atmosfera incombente e a tratti mistica. Il film narra la storia di Jung-won, un arredatore d’interni fresco di assunzione. Dopo aver avuto una visione paurosa nella sua cucina, una notte, comincia a dubitare della propria sanità mentale, fino a quando incontra una donna misteriosa di nome Yeon che vede le stesse cose che vede lui. Attratto da lei, scopre che la donna può dirgli cose del passato che lui non si era mai nemmeno sognato.
Guardando The Uninvited (il titolo originale coreano significa “Un tavolo per quattro”) si può capire chiaramente l’ambizione della regista di creare un’opera tematicamente ed esteticamente impegnativa. Questo si vede nell’utilizzo insolito della colonna sonora e nella narrazione complessa e a più livelli, per non parlare della durata del film, più lunga dell’usuale. Lee riesce anche a trasformare i due protagonisti. Park Shin-yang, noto per ruoli da gangster o per parti romantiche, proietta un’immagine completamente diversa di sé, nei panni del più comune Jung-won. Allo stesso tempo, la popolarissima attrice Jeon Ji-hyun (My Sassy Girl) è quasi irriconoscibile come Yeon, questa donna ansiosa dalla voce sommessa.
Darcy Paquet