Nana di Otani Kentaro è un prodotto di quel fenomeno culturale pop costituito dall’omonimo manga di successo di Yazawa Ai. Dal suo esordio sulla rivista di fumetti Cookie sei anni fa, Nana è stato pubblicato in quattordici paperbacks che hanno venduto più di 27 milioni di copie.
Otani (Avec Mon Mari, Travail, Thirty Lies Or So) indovina le grandi note romantiche che senza dubbio i fan del manga si aspettano. Allo stesso tempo, egli fonda la storia nei personaggi, non nella solita miscela di stereotipi e formule fisse. Inoltre, sebbene le due protagoniste non siano proprio tipi originali, sono individui abbastanza reali, i cui dilemmi superano le barriere di età, sesso e cultura.
Quando si arriva al momento culminante del film, a un concerto rock in provincia, lo spettatore avverte il peso di questi dilemmi, anche se le due amiche non fanno nulla di più drammatico che fissare intensamente un palco. Ci siamo passati tutti, a desiderare qualcosa che non si può più avere, a rivivere momenti che sono passati, a rimpiangere decisioni che sono irrevocabili.
La prima che incontriamo è Komatsu Nana (Miyazaki), con i suoi occhi vivaci, il look frufrù e il sorriso fanciullesco. È in viaggio per ritrovarsi con il suo fidanzatino del liceo, Shoji (Hiraoka Yuta), che ora studia a Tokyo.
Sul treno incontra Ozaki Nana (Nakajima), anche lei in viaggio per Tokyo. Anche se proviene da un’altra zona isolata, Ozaki Nana è una rockettara dura, dagli occhi bistrati che scintillano di ironico divertimento per l’entusiasmo della sua nuova amica. Niente in comune? Non esattamente; Ozaki Nana ha simpatia per Komatsu Nana, come farebbe con un cucciolo scodinzolante, mentre Komatsu Nana è impressionata dall’aria sofisticata e matura della sua compagna di viaggio, sebbene abbiano esattamente la stessa età.
Quando in seguito scoprono, per caso, di essere entrambe in trattativa per lo stesso appartamento, Komatsu Nana suggerisce di dividere la casa e Ozaki Nana accetta. Fanno acquisti per arredare la casa come una coppia di sposini, con Komatsu Nana nei panni della sposa spumeggiante e Ozaki Nana in quelli dello sposo indulgente. È la nascita di una felice coppia lesbica?
Non proprio: Ozaki Nana è pazzamente innamorata, ma non corrisposta, di Ren (Matsuda Ryuhei), l’intrattabile chitarrista della band di cui lei faceva parte. Da allora lui ha trovato fama e fortuna suonando con un gruppo di pop giapponese, i Trapnest. Nana vuole avere il successo che le spetta e incontrarlo alla pari. A questo scopo forma un gruppo amatoriale che consiste di due compagni di scuola e di un nuovo arrivato molto carino (Matsuyama Kenichi).
Tutto questo sforzo a Komatsu Nana pare falso orgoglio. Lei sarebbe immensamente felice nei panni della tradizionale casalinga devota - o almeno così crede fino a quando non scopre quello che ha davvero in mente il suo uomo ideale.
Otani racconta la storia dell’amicizia tra le due Nana senza attingere a gag stereotipate sugli opposti e mostrandoci invece - con una scena ben calibrata dopo l’altra - perché queste due si mettono in relazione. La loro amicizia, vediamo, è basata sull’ammirazione reciproca per le qualità dell’una che mancano all’altra, e si sostengono a vicenda quando gettano la maschera - una sorridente, l’altra dura - e rivelano le vere sofferenze e i veri dolori.
Nakajima, cantante rock che vende milioni di CD nella vita reale, riassume tutto questo in aggressive interpretazioni della canzone Glamorous Sky. Questo è un film giapponese sul rock che fa sul serio.