Durante la guerra di Corea, un gruppo di malmessi soldati nordcoreani, guidato dal comandante Lee (Jeong Jae-young) è vittima di un’imboscata. Solo Lee, il soldato Jang e l’adolescente Taeg-ki sopravvivono. Incontrano una strana ragazza, Yeo-il (Gang Hye-jung), e trovano un temporaneo rifugio nel suo villaggio, chiamato Dongmakgol, i cui abitanti sono beatamente ignari che sta infuriando una guerra.
Gli abitanti del villaggio offrono rifugio anche a due soldati sudcoreani, il tenente Pyo (Shin Ha-kyun) e il medico Moon (Seo Jae-gyung, il giovane monaco di Spring, Summer, Winter... and Spring [Primavera, estate, autunno, inverno... e ancora primavera]), e pure a un pilota americano. Dopo una situazione di stallo carica di tensione, che si conclude con l’esplosione del deposito del villaggio, i soldati acconsentono con riluttanza a una tregua.
Basato sul dramma scritto da Jang Jin (Someone Special, Guns & Talks), che si sta rappresentando in teatro già da diverso tempo, Dongmakgol è diretto da Park Kwang-hyun, già autore del bell’episodio My Nike di No Comment (2002). Park combina efficacemente le sequenze fantasy del film con le scene spettacolari più evidentemente pensate per il cinema. Il numero totale di inquadrature realizzate in computer graphics pare si avvicini a 700, ma ciò che colpisce maggiormente è il modo in cui esse sono perfettamente integrate nel racconto. Il cast, come sempre nelle produzioni di Jang Jin, è altrettanto eccellente.
Dongmakgol sarebbe potuto andare male in molti modi. Potrebbero esserci quelli che trovano il tono del film troppo sdolcinato, sebbene l’umorismo terra terra dei dialoghi di Jang Jin faccia molto per alleviare questa caratteristica. Si potrebbe anche discutere dell’influenza dell’animazione giapponese nel film, resa più ovvia dal contributo musicale di Hisaishi Jo, collaboratore di Miyazaki. Fondamentalmente, del resto, ben pochi spettatori saranno in grado di resistere al potere che ha il film di catturare la loro attenzione: Dongmakgol ha una coerenza di struttura e di tensione narrativa tale che farebbe l’invidia di registi hollywoodiani di serie A.
Kyu Hyun Kim