Hanna è una donna di buon cuore, gran lavoratrice, che ha la fortuna di possedere una voce straordinaria, grazie alla quale viene assunta per prestare la sua voce inn qualità di “ghost singer” a una giovane popstar sensuale e impulsiva, di nome Ammy. Quando Ammy cammina impettita sul palco, cantando in playback in mezzo alla folla di ballerine e cantanti di supporto, Hanna è dietro le quinte, davanti al microfono. Nessuno prende sul serio la possibilità che Hanna stessa diventi una popstar, perché lei, con il suo metro e sessantanove centimetri di altezza e i suoi 95 chili di peso, è quanto di più distante ci sia dal prototipo di ragazza magra e carina. Hanna però sembra abbastanza felice di mettere tutto il suo cuore nel canto, ogni sera, e di stare più vicina che può al bel Sang-joong, il giovane produttore musicale di Ammy, che sembra apprezzare sinceramente la sua compagnia.
Ahimè, questo equilibrio felice non può durare, e un giorno Hanna si ritrova profondamente umiliata e privata di qualsiasi volontà di andare avanti. Invece di ammazzarsi, si ritira dalla società e si imbarca in un percorso di chirurgia plastica radicale e di dimagrimento. Il chirurgo è abile, i chili volano via e pochi mesi dopo Hanna non solo è irriconoscibile, ma è una vera bellezza. E con una voce adeguata (e un segreto da nascondere), è una futura diva che non ha bisogno del playback.
Sarò onesto, la sinossi di questo film non mi ispirava granché, e i primi 20 minuti sembravano confermare i miei peggiori timori. La giovane attrice di grido Kim A-jung (When Romance Meets Destiny), che interpreta Hanna, è infagottata in un’imbottitura di lattice che suppongo sia più o meno convincente, a parte il fatto che i muscoli facciali non si muovono quando parla. Inizialmente il racconto procede a forza di battute sulla ciccia che sono leggermente offensive e non particolarmente divertenti.
Gradualmente però il film inizia a suscitare delle risate meritatissime, e quando Kim A-jung riemerge in tutto il suo splendore siamo di fronte a una delle commedie coreane più divertenti dell’anno. Il film presenta diversi punti di forza da poter sottolineare, come un’interpretazione in grado di rilanciare la carriera di Joo Jin-mo (Happy End, Musa - ma penso che non sia mai stato così carismatico come in questo film), una colonna sonora energica, interessanti personaggi di contorno e un divertente sguardo dietro le quinte dell’industria musicale coreana.
Ma la vera ragione per guardare il film è Kim A-jung. È una bomba. Non solo è bellissima, ma canta davvero e dimostra di essere portata per la commedia.
Dopo la trasformazione, Hanna diventa bella ma non si comporta “da bella”, essendo cresciuta come una persona che quasi tutti hanno sempre guardato dall’alto in basso. Kim riesce a cogliere ottimamente questo elemento del suo ruolo, anche quando diventa un po’ oppressivo, verso la fine del film. Durante il casting, un certo numero di attrici affermate ha rifiutato la parte, tra le quali Ha Ji-won, Kim Ha-neul, Kim Hee-sun e Ko So-young. Ora, è difficile immaginare che il film sarebbe venuto altrettanto bene se fosse stata scelta una di queste altre attrici.
200 Pounds Beauty, secondo film del regista Kim Yong-hwa, è ispirato a un manga giapponese di Suzuki Yumiko, anche se - come per Old Boy di Park Chan-wook - la sceneggiatura ha finito per essere un po’ diversa dal materiale originale. È stimolante cercare di estrarre dal film un messaggio sociale di qualche tipo, data la mania per la chirurgia plastica che imperversa tra i giovani coreani (uomini e donne). Ma non sono sicuro che questo sia ciò che il film vuole. Più che qualsiasi altra cosa, è semplicemente una commedia divertente. Evidentemente il pubblico coreano ne è rimasto affascinato, se sono stati venduti 6,5 milioni di biglietti (per un incasso al botteghino di circa 45 milioni). Sarà anche “difficile essere una bellezza” (come recita il titolo originale coreano), ma certamente non fa male alle vendite dei biglietti.