All’inizio del 2005 ha fatto la sua comparsa in rete un fumetto controverso e dark, Dasepo Girls, che ha avuto un grandissimo seguito tra i giovani coreani. Ambientato in una scuola superiore di nome Musseulmo (letteralmente, “Scuola Superiore Inutile”), il fumetto raccontava di un luogo in cui gli studenti erano maniaci sessuali, gli insegnanti pervertiti e virtualmente nulla era proibito. Con un cast di personaggi variato, destinato a riempire il grande numero di episodi (76 finora), Dasepo Girls seguiva diverse trame e dava vita a un mondo narrativo ricco e contorto.
L’industria cinematografica si è accorta in fretta del successo del fumetto, e alla fine del 2005 il regista E J-yong, famoso per Untold Scandal (2003) e An Affair (1998), ha annunciato che ne avrebbe fatto un film. La reazione iniziale dei fan è stata di aspettativa ma anche di scetticismo: come poteva quel materiale così scandaloso essere rielaborato per il grande pubblico? Anche a parte il forte contenuto sessuale del fumetto, Dasepo Girls era una collezione ad ampio raggio di storie disgiunte, difficili da unificare in un insieme coerente.
Nondimeno, E J-yong sembrava la scelta perfetta per un simile progetto, dato il fiuto dimostrato per gli argomenti scandalosi e il suo approccio stile “nuova generazione” alle questioni morali. Un cast giovane è stato assemblato in fretta, guidato dall’attrice Kim Ok-bin (vista nel film horror del 2005 Voice). Intanto, anche la casa di produzione Ahnsworld ha commissionato una serie di 40 cortometraggi basati sul fumetto, e decisamente vale la pena di vedere anche quelli.
Da un punto di vista commerciale il film, intitolato Dasepo Naughty Girls in inglese, ha fatto un passo falso. Gli spettatori che conoscevano il fumetto si aspettavano chiaramente qualcosa di molto più osé – in effetti, alla fine il film è stato vietato solo ai minori di 15 anni. Il film inoltre è uscito proprio quando il film di mostri The Host si avviava a diventare il film coreano di maggiore incasso di tutti i tempi. Alla fine Dasepo ha incassato 3,8 milioni di dollari, che per un film coreano di medio budget è considerato un risultato deludente.
Dasepo Naughty Girls non sarà quello che si aspettavano i fan adolescenti, ma il regista E J-yong ci ha dato comunque un film soddisfacente e molto originale, purché lo si vada a vedere con aspettative adeguate. Il regista ha preso lo spirito di trasgressione del fumetto originale e lo ha trasformato in un film che sfida la tradizione in altri modi. Se la società coreana ama ritrarre se stessa come omogenea, Dasepo Naughty Girls demolisce tale nozione in favore della diversità. Le strutture sociali gerarchiche, anche troppo familiari nella Corea reale, si sgretolano nel mondo del film. Gli emarginati della società esisteranno pure alla scuola Musseulmo ma, guarda caso, sono gli studenti “normali” a sentirsi più spesso insicuri e a disagio.
Il film, inoltre, tratta la narrazione nello stesso modo rilassato in cui affronta le tematiche morali. Di natura largamente episodica, indugia sugli interessi e sulle azioni di un personaggio per un periodo di tempo, prima di lasciarlo cadere e passare a un altro. Sebbene una gran parte di tempo sullo schermo sia dedicata alla “ragazza che porta la povertà sulla schiena” (Kim Ok-bin), l’attenzione è rivolta anche ad altri personaggi che hanno pochi o nessun rapporto con lei. Anche nell’ultima parte del film ci sono pochi elementi della trama che si fondono in una conclusione decisiva, mentre invece il film si prende tutto il tempo per esplorare gli angoli del suo mondo e i personaggi che lo popolano. Il regista ci infila dentro persino alcune orecchiabili canzoni con balletto.
In definitiva, Dasepo diventa una specie di strana e affascinante visone utopica della Corea moderna, sebbene non sia il genere di utopia che la maggior parte dei coreani immaginerebbero per se stessi. La tavolozza di colori zuccherosi e il gioco rumoroso e allegro del film potrebbe suggerire che il regista stia semplicemente divertendosi, ma uno sguardo più attento rivela che egli ha una agenda sociale molto chiara, che varrebbe la pena di prendere sul serio.