I registi di spot televisivi devono catturare velocemente spettatori che si distraggono con facilità. Quando si dedicano alla realizzazione di lungometraggi, molti di loro presumono ancora che gli spettatori abbiano una capacità di attenzione limitata - ed è per questa ragione che aggrediscono le pupille del pubblico.
Quando si guarda il trailer di Memories Of Matsuko (Kiraware Matsuko no Issho) di Nakashima Tetsuya, risulta facile credere che questo regista veterano di spot pubblicitari – nonché autore della fortunata commedia di amicizia femminile Kamikaze Girls (Shimotsuna Monogatari, 2004 - rientri in questa categoria. Le immagini assistite dalla computer graphics che si susseguono in rapido flusso sono colorate, effervescenti e sgargianti al limite dell’autoparodia. La protagonista Matsuko, una bambina che all’inizio vediamo mentre guarda un musical a teatro insieme al suo austero papà (Emoto Akira), è così sorridente e ha degli occhi talmente brillanti che potrebbe saltare in aria dalla felicità. Questa dev’essere proprio una commedia, vero?
Però la ragazza (Nakatani Miki) cresce e, invece di trovare il Principe Azzurro dei suoi sogni, viene colpita da tutte le disgrazie possibili e immaginabili. Nella scuola media dove insegna nei primi anni Settanta, lei si addossa nobilmente la responsabilità del furto commesso da uno studente e viene licenziata. Rifiutata dalla famiglia, turbina tra storie sentimentali che sono una più negativa dell’altra. Nella sua ricerca dell’amore riesce solo a trovare abbandono, inganni e, alla fine, la prigione.
Per ironia della sorte, la sua salvezza è Ryu (Iseya Yusuke), il giovane ladro che le ha fatto perdere il lavoro di insegnante e che ora è diventato un gangster. Lui incontra Matsuko mentre è nel pieno della sua caduta e se ne innamora. Lei lo ricambia e, dopo essere uscita di prigione, trova la felicità insieme a lui. Ma non può certo durare.
Suona deprimente, vero? Ma quando il nipote scansafatiche di Matsuko (interpretato da Eita) viene incaricato di ripulire il caotico appartamento della zia morta, scopre ricordi del suo movimentato passato e si rende conto che lei ha vissuto una vita piena e non ha mai abbandonato il suo sogno d’amore.
Le straordinarie immagini e gli appariscenti numeri musicali che sembravano rasentare l’indifferenza, ora assumono un altro significato e un altro peso: esprimono la Matsuko interiore, in tutta la sua irreprimibile vitalità e ottimismo. L’approccio di Nakashima (comprendente canzoni e balletti dal ritmo frenetico per celebrare la triste esistenza di Matsuko) può sembrare assolutamente stravagante, ma il regista ne ha usato uno analogo anche in Kamikaze Girls, un film divertente, coloratissimo e vivacemente surreale su due ragazze fuori dagli schemi (una è una motociclista irascibile, l’altra una maniaca dell’abbigliamento frufrù) che diventano improbabili alleate e amiche. Matsuko, in altre parole, è Nakashima che fa Nakashima. Aspettarsi da questo maestro di fuochi d’artificio visuali che giri un sobrio film-documento d’argomento sociale sarebbe come aspettarsi da Tom Wolfe che scriva un editoriale misurato, equilibrato e mortalmente pesante.
Tratto dall’omonimo bestseller di Yamada Muneki, Matsuko nelle mani di qualunque altro regista sarebbe stato un cupo melodramma su una donna che ha amato troppo, è vissuta con troppa imprudenza e non ha estratto nessun numero vincente nella lotteria della vita. L’approccio di Nakashima invece evita, o piuttosto demolisce, i cliché di genere, pur riuscendo a concentrarsi fermamente sul messaggio centrale del film: l’amore dà valore alla vita, malgrado le apparenze dicano l’esatto contrario.
Nel film Nakatani Miki mostra il suo lato di attrice comica, soprattutto nelle scene di donna caduta, ma non perde mai di vista la passione e la tenacia del suo personaggio. Esiste un filo diretto tra la bambina traboccante di sogni romantici e la donna che si aggrappa alla propria anima pur vivendo un incubo.