Miki Satoshi, il cui lavoro abituale è quello di regista televisivo di programmi comici e drammatici di grande successo, ha realizzato i suoi primi quattro film per il cinema, a cominciare da In The Pool del 2005, in un modo molto simile ai suoi show televisivi - brillanti idee comiche, ma trame deboli; personaggi stravaganti e piacevoli, ma che si trascinano senza grossi sviluppi.
Nel suo quinto film, Adrift In Tokyo, Miki costruisce una straordinaria commedia dall’inizio alla fine. I due protagonisti - un eterno studente universitario (Odagiri Joe) e un esattore di debiti di mezza età (Miura Tomokazu) - si trascinano ancora per tutta la storia, ma stavolta con uno scopo ben preciso, e nel perseguirlo il loro rapporto diventa più stretto.
Le gag sono sempre divertenti, ma rivelano anche un certo carattere e portano avanti la storia. L’idea di partenza - due estranei che trascorrono alcuni strani giorni camminando per Tokyo - ha l’improbabilità tipica di Miki, ma alla fine il loro viaggio assume una sorta di senso poetico.
Miura, che ha raggiunto rapidamente la fama negli anni Settanta come fidanzato della diva pop Yamaguchi Momoe in una serie di film di successo, con gli anni è diventato un caratterista versatile in grado di muoversi abilmente sui due versanti dello spartiacque tra dramma e commedia. Il ruolo dell’irascibile esattore Fukuhara è a tutt’oggi la sua interpretazione migliore: invece di attenersi senza fatica al cliché del vecchio permaloso, Miura crea per Fukuhara un mondo interiore con una sua logica di ferro che agli estranei razionali potrebbe sembrare bizzarra, ma che per Fukuhara stesso è assolutamente coerente.
Lo studente interpretato da Odagiri, Takemura, all’inizio è intimidito da Fukuhara, ma allo stesso tempo attratto dalla sua stravagante onestà. Anch’egli alquanto stravagante per l’industria cinematografica giapponese, Odagiri (una sorta di Johnny Depp dai capelli più strani) è in perfetta sintonia con ciò che Miura sta cercando di fare, pur vivendo in una dimensione tutta sua, diversa e più distaccata: il Mondo di Odagiri.
All’inizio del film Takemura è uno studente universitario fuori corso che in qualche modo è riuscito ad accumulare 840.000 yen di debiti e non ha nessuno a cui chiedere i soldi. Una notte un uomo con un impermeabile sporco (Fukuhara) irrompe nel suo appartamento, lo prende per il collo e gli chiede la grana, altrimenti... Takemura gli promette di racimolare i soldi, ma fallisce miseramente. Poi, il giorno prima della scadenza, Fukuhara gli fa una strana proposta: accompagnarlo a piedi dal quartiere di Kichijoji fino al centro di Tokyo, in cambio di un milione di yen, da pagarsi a cose fatte. Takemura non ha altra scelta che accettare.
Il primo giorno di cammino, Fukuhara racconta a Takemura di aver ucciso sua moglie e di volersi consegnare alla stazione di polizia di Sakuradamon nel centro di Tokyo. Takemura, che studia legge, dice a Fukuhara di sbrigarsi: se la polizia scopre il cadavere prima che lui si presenti, la pena sarà più grave. Fukuhara però rifiuta di cambiare i suoi piani: o a Sakuradamon o niente. Lungo il cammino i due vivono molte avventure e fanno molte fermate, tra le quali una burrascosa sosta nella casa di una mama-san di locale notturno (Koizumi Kyoko) che Fukuhara conosce.
Il loro non è solo un vagabondaggio tra i pittoreschi paesaggi di Tokyo, ma un vero e proprio viaggio nel ricordo. Capiamo che Fukuhara amava sua moglie e che vuole visitare luoghi a lei collegati. Ma allora perchè questa storia dell’omicidio? Forse il crimine di Fukuhara non è quello che sembra?
Nelle mani di Miki, la lunga marcia di Fukuhara verso la galera comincia ad apparire, se non normale, quantomeno possibile. Inoltre, i tizi che lui e Takemura incontrano, compresi un anziano gentiluomo in costume bianco da supereroe e un musicista di strada coi suoi potenti riff di chitarra elettrica, fanno sembrare questa strana coppia quasi ordinaria.
Altre città possono avere case migliori o marciapiedi più ampi o aria più pulita, ma a Tokyo, come Miki ci mostra, ci sono cose più ben più bizzarre e interessanti.
Mark Schilling