DEATH NOTE: The Last Name

Ispirato alla celebre serie di manga di Obata Takeshi, Death Note: The Last Name è la seconda metà della coppia Death Note. Ancora una volta l’eroe è Light Yagami (Fujiwara Tatsuya), uno studente di un’università d’elite che trova un misterioso quadernetto appartenente a un “dio della morte” di nome Ryuuk, che permette al possessore di uccidere chiunque solo scrivendo il nome della vittima sulle sue pagine.

Light inizia con l’eliminare gli elementi criminali, ma poi passa al lato oscuro, ed elimina chiunque si metta sulla sua strada. La squadra della polizia incaricata di fermare il killer è guidata dal padre di Light (Kaga Takeshi) e aiutata da un detective geniale, solitario e amante dei dolci, conosciuto solo come L (Matsuyama Kenichi).

All’inizio del secondo film, Light è ancora maniacalmente impegnato a liberare il mondo dagli individui “impuri”, e si è trasformato, nell’immaginario collettivo, da minaccia misteriosa a figura semidivina chiamata "Kira" ("Killer"). Cercando di far perdere le sue tracce a L, Light si unisce alla squadra investigativa del padre e i due cervelloni iniziano a mettere a confronto i loro ingegni. I poliziotti non hanno nessun indizio sulla vera identità di Light, ma L ha i sui sospetti. Poi appare un altro quaderno, lasciato da un altro “dio della morte”, Rem (Ikehata Shinnosuke).

Lo trova Amane Misa (Toda Erika), una diva televisiva molto carina, che prova una gioia diabolica con i suoi nuovi poteri, tra i quali la capacità di individuare altri proprietari di questi quaderni - ovvero Light. Misa si innamora perdutamente di lui, ma Light capisce in fretta che questa storia può condurre solo al disastro.

Come il primo film, Death Note: The Last Name non è tanto un film dell’orrore - non viene versata neppure una goccia di sangue - ma una complessa partita su schermo cinematografico, definita da regole arbitrarie che esisteranno anche per l’economia della trama, ma che acquisiscono una logica avvincente di per sé.

Il regista Kaneko Shusuke, più conosciuto per i suoi episodi delle serie Gamera e Godzilla, riconosce le radici manga del film, pur consegnando la propria versione molto stilizzata del mondo degli “Appunti di Morte”. Egli conduce le proprie indagini sulla natura del bene e del male, l’illusione fabbricata dai media e l’umanissima realtà con tocchi di umorismo autoironico e un cenno al Settimo sigillo di Ingmar Bergman, articolando tutto a lettere cubitali da cartoon. Il finale però è abbastanza intelligente, e gelidamente ammonitore: Ryuuk e Rem, come ci si può aspettare, ridono per ultimi.

Mark Schilling
FEFF: 2008
Regia: KANEKO Shusuke
Anno: 2006
Durata: 140'
Stato: Japan

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