I due Death Note di Kaneko Shusuke, ispirati al fumetto bestseller di Obata Takeshi, non sono due horror giapponesi ma un misto di poliziesco, seishun eiga (film per giovani) e videogioco a due giocatori, impacchettato in una elegante confezione stile manga.
Insieme Death Note e il sequel Death Note: The Last Name sono diventati il più grande successo giapponese non di animazione del 2006, realizzando 68 milioni di dollari. I film sono riusciti in questa impresa pur violando una delle regole chiave del genere: l’eroe, un brillante studente universitario di nome Light Yagami (Fujiwara Tatsuya), è anche il cattivo.
Molti eroi cinematografici flirtano con il lato oscuro, ma per Light è amore a prima vista. Quando trova un misterioso quaderno con scritto “Appunti di Morte” sulla copertina e apprende che può uccidere semplicemente scrivendoci sopra il nome della vittima, lo shock lascia presto il posto a quello che potremmo definire solo gioia demoniaca. Quando fa la sua apparizione il legittimo proprietario del taccuino - un “dio della morte” di nome Ryuuk che sembra un cantante heavy metal venuto dritto dall’inferno - Light quasi non batte ciglio. Ryuuk (una creatura alata generata in computer graphics, cui presta la voce Nakamura Shido) diventa ben presto il suo demone familiare, e quel che Light ha di più simile a un amico.
Le prime vittime di Light sono criminali che probabilmente meritano il loro destino, ma quando i poliziotti cominciano ad farsi vicini, guidati dal padre investigatore di Light (Kaga Takeshi) e aiutati da un genio solitario chiamato L (Matsuyama Kenichi), Light diviene il loro nemico mortale, senza la benché minima traccia di rimpianto.
Il vero interesse del film però non è tanto la lotta tra il bene e il male quanto la battaglia di ingegni tra Light e L, con i poliziotti che fondamentalmente fanno da sfondo. Una petulante giornalista (Seto Asaka) inizia a fare due più due, ma non è un avversario degno delle diaboliche astuzie di Light. Nel frattempo la fidanzata seria di Light (Kashii Yu) è una voce della coscienza che nessuno ascolta e nessuno nota.
La battaglia (o piuttosto, il game a due giocatori) ha le sue attrattive, ma il mago della computer graphics Kaneko e lo sceneggiatore Oishi Tetsuya conservano le scene migliori per la seconda parte. Anche la battaglia tra il killer freddo e insensibile e il cervellone che adora mangiare junk food è senza sangue. Nel vero senso della parola: la maggior parte delle vittime muore di attacco di cuore. Almeno non si dissolvono in nuvole di pixel.