Lost, Indulgence

Dramma familiare che è in parte storia d’amore moderna, in parte giallo metropolitano, Lost, Indulgence è il migliore e il più compiuto finora tra i film di Zhang Yibai, una presenza fissa del Far East Film Festival.  
Wu Tao (il “volto tra la folla” hongkonghese Eric Tsang, in una parte piccola ma importante) è un tassista di Chongqing, Cina, sposato con un figlio, Xiao Chuan (l’esordiente Tan Jianci). Una mattina presto, lo vediamo prendere in macchina una bar-hostess dalle lunghe gambe e dall’abbigliamento provocante, Su Dan (l’attrice e cantante hongkonghese Karen Mok); poi vediamo il suo taxi finire giù dal ciglio della strada nel fiume Yangtze. Il corpo di Wu non viene recuperato, mentre Su Dan finisce in ospedale con una gamba fratturata. Vanno a trovarla in ospedale la moglie di Wu, Fan Li (Jiang Wenli, una popolare star del cinema e della tv cinese), ed Xiao Chuan. I due si assumono la responsabilità economica della sua convalescenza. Quando però il conto dell’ospedale comincia a diventare alto, Fan Li - che lavora come medico di una fabbrica e veterinaria part-time - decide di spostare a casa loro la ragazza, relativamente immobilizzata. A casa Su ha un processo di guarigione lento e irritabile, ed esige da Fan che sia al suo completo servizio, mentre Xiao Chan si mostra ora imbronciato ora ossessionato dalla nuova arrivata. Anche Fan stenta ad adattarsi a questa nuova famiglia artificiale che si è formata, e a un senso di lutto incompleto nei riguardi del marito perduto. In seguito lei conosce lo psichiatra hongkonghese Xiao Yi (Eason Chan, uno dei più sicuri giovani attori di Hong Kong), che sembra offrirle una via di  sfogo per i suoi sentimenti repressi di desiderio d’amore e di colpa. Xiao Chuan comincia a nutrire sospetti sulle circostanze della morte del padre; allo stesso tempo, è spinto verso una specie di intimità nei riguardi di Su Dan, sospinta dai suoi sentimenti crescenti verso di lei, una donna quasi irresistibilmente attraente che ha almeno dieci anni più di lui.
A partire da queste relazioni variamente tese e mutevoli, il regista Zhang costruisce un affascinante film di temi e variazioni, combinando e ricombinando i  protagonisti in scene dal dialogo relativamente scarno: scene la cui potenza emotiva e drammatica viene dalla maestria di Zhang nell’inquadratura, nel colore e nell’illuminazione. Il panorama coloristico della città di Chongqing, con le sue acque profonde - composto per lo più di soffici blu, verdi e grigi, con pennellate di giallo - forma uno splendido sfondo per il lavoro di un cast che riunisce alcuni dei migliori giovani attori di Hong Kong e della Cina continentale. Jian Wenli è particolarmente efficace nel ruolo della moglie frustrata e privata del marito: il suo linguaggio del corpo e la sua mimica facciale evocano il ritratto, plausibile e ben caratterizzato, di una donna che si sente intrappolata fra un passato non assimilato e un futuro non prevedibile. Karen Mok provvede un’altra interpretazione potente e accuratamente definita nel ruolo di Su Dan, una donna che è insieme, contraddittoriamente, sgargiante e introspettiva. Gli interpreti maschi creano memorabili personaggi, leggermente bizzarri, che abitano questo mondo stranamente distorto e tuttavia riconoscibile.
Zhang si astiene dai primi piani, usando inquadrature prolungate e campi piuttosto lunghi, presi a prestito dal cinema d’autore contemporaneo. Vi trasfonde però il proprio senso di esuberanti ritmi urbani, animandolo con una vibrazione romantica e contemporanea, capace di spingere maggiormente il film verso un pubblico mainstream. Questo è l’asso nella manica di Zhang Yibai, che molti registi cinese farebbero bene a studiare: contrabbandare valori d’essai dentro il cinema commerciale, fondendo il vivace universo visuale del miglior cinema cinese recente con un’astuta sensibilità accordata alle esigenze dell’industria cinematografica, sempre più commercializzata, della Cina d’oggi.
Shelly Kraicer
FEFF: 2008
Regia: ZHANG Yibai
Anno: 2008
Durata: 100'
Stato: China

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