The Assembly

Presentato come “il primo film cinese di guerra non propagandistico”, The Assembly rappresenta - con gigantesco successo – l’entrata del regista cinese di blockbuster Feng Xiaogang nel genere epico bellico. Boom d’incassi quando è uscito in Cina (è diventato il “film imperdibile” della stagione cinematografica - per un pubblico ancora largamente abituato a guardare DVD a casa), il film di Feng mostra la capacità di attirare il grande pubblico soddisfacendo contemporaneamente i cinefili e gli appassionati del genere, nello stesso tempo destreggiandosi fra le complicate esigenze di una produzione cinematografica controllata dallo Stato nella Repubblica Popolare Cinese.
Il film s’incentra su Gu Zidi (Zhang Hanyu, nel suo primo ruolo da protagonista), comandante della 9° Compagnia, 139° Battaglione, di quello che diventerà l’Esercito Popolare di Liberazione, durante la guerra civile del 1948-49 per il controllo della Cina fra i comunisti e le forze del Kuomintang (nazionalisti). Entrando in una città apparentemente deserta, la compagnia di Gu finisce in un’imboscata dei nazionalisti. Sebbene i soldati riescano a sconfiggere il nemico, il loro commissario politico (il rappresentante del partito comunista) viene ucciso; in preda alla sete di vendetta, Gu ordina di massacrare i prigionieri che si sono arresi. Per questo crimine di guerra Gu è brevemente imprigionato dall’E.P.L., e in prigione incontra l’intellettuale Wang Jincun (Yuan Wenkang), arrestato per codardia in battaglia. Entrambi vengono presto riabilitati e ritornano sul fronte. Questa volta, il comandante Liu (Hu Jun, l’attore più noto del cast) incarica la 9° compagnia di tenere una posizione difensiva presso una miniera di carbone abbandonata. La loro missione è di respingere le forze nazionaliste e non ritirarsi finché non sarà suonato il segnale di ritirata (l’Adunata del titolo). Di fronte a forze fortemente superiori, la 9° compagnia è decimata in due attacchi alle sue posizioni, ma Gu e i suoi uomini respingono il nemico. Il dilemma che sta al centro del film - è stato suonato o no il segnale dell’Adunata? - è oggetto di un’aspra discussione fra gli uomini: Gu, reso sordo durante un attacco, dichiara di non averlo sentito, e alla fine l’intera compagnia è distrutta, con lui che rimane il solo superstite. Gu riesce a sopravvivere indossando un’uniforme nazionalista e l’Armata Rossa vittoriosa lo cattura come prigioniero di guerra del Kuomintang.
La seconda parte del film riguarda l’insistenza di Gu, nonostante le sue ferite, per  combattere nelle file dell’E.P.L. nella Guerra di Corea, e la sua battaglia con le autorità cinesi affinché sia attestata la sua vera identità e l’eroico martirio dei suoi commilitoni sia riconosciuto.
Le scene di battaglia sono, giustamente, i momenti chiave del film. Feng, assieme al team degli effetti speciali già responsabile per il blockbuster coreano Tae Guk Gi, crea una serie di visioni emozionanti e particolareggiate, audacemente violente, che trasmettono con vigorosa potenza odori e suoni (terra, sangue, fumo) della guerra. Si sente una sensazione alla Salvate il soldato Ryan nelle scene di battaglia, che mirano a un violento realismo piuttosto che al rigido eroismo con migliaia di comparse che è tradizionale nelle epiche belliche di propaganda cinesi. La macchina a mano, una gamma di colori magnificamente sobria (limitata a grigi, verdi e blu), gli impressionanti effetti pirotecnici, una limitata ma vivida evocazione del sangue, tutto ciò contribuisce all’effetto potente di queste scene. Quando il film, nella sua seconda parte, si sposta agli strascichi della guerra e a questioni di eroismo, sacrificio, burocrazia e attività di governo, Feng si addentra in modo cauto ma solido in quello che potrebbe essere terreno politicamente rischioso; e si assume qualche rischio calcolato nell’esporre i limiti di chi comanda, peraltro inserendo l’intera storia in un contesto che rinforza ragionevolmente l’autorità.
Con questo film e con The Banquet del 2006 il pezzo grosso del cinema cinese, Feng, dimostra di saper estendere il suo raggio d’azione e le sue capacità ai blockbuster di richiamo internazionale: è un segno promettente sia per la sua carriera sia per le prospettive del cinema cinese che cerca spazio nel mercato globale.
Shelly Kraicer
FEFF: 2008
Regia: FENG Xiaogang
Anno: 2007
Durata: 122'
Stato: China

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