Il protagonista di Boys On The Run di Miura Daisuke è Tanishi (Mineta Kazunobu), un umile venditore che passa le giornate a riempire i distributori automatici di giocattoli, si masturba guardando video porno ed è ossessionato da Chiharu (Kurokawa Mei), una collega carina. Vergine ventinovenne che vive ancora con i genitori, Tanishi sa di essere un completo fallito.
Ma dietro quell’imbranato dall’occhio pallato e dal sorriso melenso batte il cuore di un amante e addirittura di un lottatore. Quando Aoyama (Matsuda Ryuhei), un venditore concorrente bello, disinvolto e senza scrupoli gli soffia Chiharu (che incredibilmente aveva iniziato a ricambiare il suo interesse), Tanishi diventa preda della frustrazione - e infine va su tutte le furie. Ma prima di riuscire a conciare per le feste Aoyama come promesso, deve allenarsi, dato che non ha mai mollato un pugno in vita sua. Entra il tema di Rocky...
Tratto dal manga di Hanazawa Kengo, Boys On The Run si inserisce nel filone tutt’altro che esausto della commedia sui giovani disillusi e ribelli, anche se Miura, registra teatrale diventato cineasta indipendente, possiede una mente comica assolutamente singolare.
Il suo stile è piuttosto asciutto e sobrio (dopo avergli offerto qualche imbeccata sulla posizione di guardia, l’allenatore di Tanishi, un collega anziano alcolizzato, lascia il poveretto rigido come un manichino continuando a bersi la sua birra), ma si sbizzarrisce anche in un realismo sboccato - dal sesso squallido ai pugni brutali - respingendo ogni accenno di dolcezza o sentimentalismo. Rocker punk quando non recita (la sua band, Ging Nang Boyz, canta il brano di chiusura), Mineta Kazunobu coglie implicitamente questo lato di Miura, mentre continua a tenere lo spettatore dalla parte di Tanishi. Se ridiamo di lui e della sua triste situazione, sono risate di simpatia, non di disprezzo.
Miura ha anche un tempismo tutto suo nel dispensare battute e conclusioni a sorpresa in circostanze e prospettive impreviste che scatenano risate ancora più poderose. Il finale non fa eccezione. Non se ne ha sentore - eppure è stato predisposto sin dalla prima scena. È azzeccato, soddisfacente e non ha niente a che vedere con Rocky. È Boys On The Run.
Mark Schilling