City Of Life And Death: The

Le vicende raccontate nel film si riferiscono all’episodio tristemente noto come il “Massacro di Nanchino”, avvenuto nel 1937-38 durante l’occupazione giapponese in Cina. Nella “Città della Vita e della Morte” il numero delle vittime cinesi è a tutt’oggi motivo di disputa, 300 mila secondo fonti cinesi, da 100 a 200 mila secondo storici Giapponesi. Gli avvenimenti di allora sono ancora oggi motivo di forti risentimenti e tensione fra i due Paesi.
A distanza di oltre settant’anni il regista Lu Chuan dedica un film alla memoria e alla tragedia umana che si cela dietro ad ogni massacro.
L’eccellente fotografia in bianco e nero richiama le atmosfere e le tragedie di altri tempi, ma con l’intensità di volti e di espressioni senza tempo, quando il senso dell’umanità si riduce a pura pazzia, quando le sofferenze di un’intera popolazione aggredita da un esercito nemico diventano il tormento di un’unica persona che veste proprio l’uniforme di quell’esercito. Il protagonista (interpretato dall’attore Nakaizumi Hideo) è un soldato giapponese che come tanti altri arriva a Nanchino eseguendo gli ordini, anche quando questo significa massacrare, violentare, torturare senza pietà. I personaggi, che incontriamo lungo questa discesa agli Inferi, si trovano a decidere del proprio destino limitati dalle circostanze, dalle condizioni e dalle possibilità. Conosciamo, così, il giovane generale Lu (interpretato da Liu Ye) che guida la sua piccola truppa in un’azione di resistenza contro le truppe giapponesi; John Rabe (interpretato da John Paisley), personaggio storico realmente vissuto, chiamato lo Schindler dei cinesi, che aiutò a salvare molti civili istituendo la zona Internazionale; la giovane insegnante (interpretata da Gao Yuanyuan); il Signor Tang (interpretato da Fan Wei), assistente di John Rabe che tenta di salvare la moglie (interpretata da Qin Lan) e la cognata (interpretata da Jiang Yiyan). Nella ricostruzione del dramma di orrore e di morte, ne emerge, piuttosto, il dramma di vivere una vita che non si è scelta.
Il film, tra i più attesi degli ultimi anni, ha fatto parlare sin da prima della sua uscita nelle sale, scatenando in patria appassionati consensi accanto a critiche feroci. In uno spirito popolare misto di orgoglio e disonore, una ferita aperta nel cuore della popolazione cinese, il Massacro di Nanchino non è mai stato soggetto a una revisione storica libera da influenze politiche e propaganda e quando rappresentato in film e serial televisivi ha sempre seguito una linea interpretativa carica di nazionalismo. City Of Life And Death si posiziona al limite di questa linea. Da una parte, non rivela le trame dietro al tragico episodio, le responsabilità di chi poteva evitarlo, non alimenta né contraddice la versione ufficiale degli avvenimenti e non esplora l’intero contesto di quel periodo storico; dall’altra, osa spezzare con la tradizione cinematografica precedente dei classici zhuxuanlu, o film mainstream vecchio stile, altresì film di propaganda dedicati a temi storici e ha il merito di affrontare il soggetto da una prospettiva diversa e mai tentata prima: quella del protagonista, del “nemico” che non vorrebbe essere tale, che vive l’angoscia dell’orribile responsabilità che non vorrebbe avere. Ogni personaggio, cinese o giapponese, è colto in una dimensione soggettiva e non collettiva, a indicare che il dramma, così come le scelte, sono individuali. Il film di Lu Chuan non ambisce a raccontare la complessa storia cronologica degli eventi, ma punta l’obiettivo sui quei momenti di “calma prima della tempesta”. Il film tenta di ridefinire i limiti e i confini “nazionali” di quei sentimenti e di quelle emozioni che non avevano mai avuto voce spingendosi così in un territorio inesplorato, dalla prospettiva dei sentimenti e delle emozioni possibilmente condivise anche dall’odioso nemico.
Maria Ruggieri
FEFF: 2010
Regia: LU Chuan
Anno: 2009
Durata: 135'
Stato: China

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