Clash

Dopo la parentesi seria di Adrift, l’elegante dramma di Bui Thac Chuyen vincitore del Premio Fipresci alla Mostra Internazionale Cinematografica di Venezia 2009, che ha anche conseguito un buon successo di pubblico per un film d’autore nelle sale locali, il vietnamita d’oltremare Johnny Tri Nguyen torna a vestire i panni dell’impassibile eroe in una pellicola d’azione che, come già nel caso del celebrato The Rebel (2006), si è letteralmente cucito addosso. Nguyen ha difatti anche prodotto e scritto questo Clash, spavalda variazione del classico intreccio che vede un poliziotto in incognito infiltrarsi tra criminali per sbaragliare il cattivissimo di turno.
Long, chiamato da tutti Drago Nero, è, in effetti, una figura diabolica da manuale. Trafficante d'esseri umani, gioca letteralmente con le vite di uomini e donne che marchia con un tatuaggio sulla nuca, come se fossero pedine su una crudele e sanguinaria scacchiera. Clash si apre proprio sulla chiusura di una di queste sadiche partite che vede confrontarsi all’ultimo sangue una figlia messa contro la propria stessa madre. La prossima vittima in linea nei perversi disegni di Drago Nero è la giovane Trinh, che si fa chiamare Fenice (Ngo Thanh Van). Per vedersi resa la figlioletta che Drago Nero le ha sottratto, Fenice deve portare a compimento una missione che la vede reclutare un assortito gruppo di ex galeotti che si conoscono solo per nomi in codice: il gagliardo Tigre (Johnny Tri Nguyen), l’infido Serpente, l’autista Falco, il nano Bue. La squadra deve sottrarre un laptop ad un manipolo di loschi francesi; l’apparecchio contiene un programma che permette l’accesso a dati governativi segreti. La proverbiale valigetta che lo contiene è al centro di una caccia spietata che vede coinvolte anche le triadi locali. E, inevitabilmente, non tutto va liscio e la missione si risolve in un bagno di sangue che porta all’esplosione della banda. Tigre e Fenice si ritrovano quindi soli e traditi; è tempo di far cadere le maschere e rivelare rispettive identità e motivazioni… ma Quan (Tigre) mantiene ancora uno segreto che rischia di fargli perdere la fiducia di Trinh…
Se le doti di stuntman di Johnny Tri Nguyen sono già cosa nota, e trovano giusto sfoggio in Clash, grazie ad una trama che calcola con dovizia il bilanciamento tra scene d’azione pura e passaggi discorsivi che fanno procedere narrazione, la vera rivelazione qui è la sua coprotagonista Ngo Thanh Van (che anche coproduce). Già presente in The Rebel, Ngo si ritaglia in Clash un cospicuo spazio per imporre una presenza attoriale piuttosto versatile che spazia dalla rigidità della glaciale capitana del plotone d’azione alla dolorosa emotività della madre ricattata. È però nelle scene d’azione che il suo carisma s’impone: agile e coordinata, scaglia pugni, calci e ginocchiate come la più consumata action girl del cinema di kung fu; mena e riduce all’impotenza energumeni che sono il doppio di lei, in un batter d’occhio e senza colpo ferire. Clash insomma impone Ngo Thanh Van quale fulgida affermazione che arricchisce il panorama dell’action movie vietnamita, sin qui dominato da presenze maschili certo ginnicamente impeccabili, ma piuttosto rigide in termini di recitazione.
La messa in scena dell’esordiente Le Thanh Son serve efficientemente la sintassi del racconto, con accelerazioni e rallentamenti che prevedibilmente accompagnano l’oscillazione tra le polarità di azione e quiete. Le scene di lotta e sparatorie sono certo le più convincenti, grazie al montaggio serrato e le coreografie non hanno nulla da invidiare a produzioni sinofone più cospicue. Di rilievo è pure l’onnipresente tappeto musicale che caratterizza ogni sequenza con un genere e tonalità diversi, spaziando dal rap locale alla techno, dal tango alla lirica. E concedendosi pure l’ironia di commentare la scena di sesso con un brano che ripete insistentemente “Open up your door”…
Paolo Bertolin
FEFF: 2010
Regia: Thanh Son LE
Anno: 2009
Durata: 97'
Stato: Vietnam

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