Fire Of Conscience

Se nel 2008 The Beast Stalker ha segnalato Dante Lam come il regista di riferimento per costosi thriller high-concept dei nostri giorni, quest'anno Fire Of Conscience consolida facilmente la sua reputazione. L’ultima tenebrosa epopea di Lam, incredibilmente fragorosa e piena zeppa di inseguimenti e scontri, sparatorie e lanci di granate, esige di essere vissuta sul grande schermo.
Leon Lai interpreta Manfred, un poliziotto in borghese che passa la vita in macchina ed è in lutto per la recente morte della moglie. È in bolletta e soffre, ma quando si tratta di fare il poliziotto non si tira indietro. Quando salta fuori il caso dell’omicidio di una prostituta, Manfred entra in azione e fa coppia con l'ispettore Kee, un funzionario brillante che guida auto di lusso e che dietro l’aspetto accomodante nasconde dei lati da duro. Kee, però, non sembra avviato lungo la retta via e anche il collega Cheung-on (Liu Kai-chi) inizia a comportarsi in modo sospetto. Quando la posta in gioco aumenta vertiginosamente, con l’arrivo di trafficanti d’armi e killer dalla Cina continentale, Manfred deve fare i conti con i colleghi e affrontare il tormento della perdita e della vendetta prima di pensare a come risolvere la situazione.
Come film poliziesco, Fire Of Conscience non è una celebrazione ottimistica della vita nelle forze dell’ordine. Nella sua rete di criminalità vediamo poliziotti portati alla corruzione, agli insabbiamenti e ad altre brutture, e spesso i poliziotti lavorano secondo modalità molto distanti dagli standard morali prestabiliti. La brutalità della polizia cresce vertiginosamente (anche i poliziotti “buoni” utilizzano il waterboarding per interrogare i sospetti); un collega, nel timore di perdere la faccia, manomette le prove. Nel finale, gli autori suggeriscono che in ciascuno di noi alberghi un male pronto a esplodere, e le feste tradizionali commemorano, in modo abbastanza calzante, una leggenda del 1880 circa, secondo la quale gli abitanti di un villaggio per sconfiggere la peste usarono un drago di fuoco.
La densa sceneggiatura di Jack Ng è funzionale per la veloce struttura dell'azione, anche se non riesce a eguagliare l'energia concentrata con precisione del copione di The Beast Stalker. Ng e Lam inseriscono troppi protagonisti, ognuno con poco spazio per crescere e farsi apprezzare dagli spettatori. Ma quando arrivano le pistole, si schiaccia l’acceleratore ed esplodono le bombe, Fire Of Conscience inchioda alla poltrona, e ogni brivido prepara la scena per quelli successivi. I coreografi delle scene d’azione Chin Kar-Lok e Wong Wai-fai accennano ai classici del genere (in particolare con un’atroce sparatoria in una casa da tè), e la posta in gioco è alta sia per i poliziotti che per i delinquenti, siano essi impegnati sul terreno o aggrappati ai piani alti. Veri pezzi di bravura amplificano il dramma, come un sicario che sotto ricatto emotivo viene spinto a compiere un furto esplosivo, e l’azione spesso si riversa sulle affollate strade cittadine. Tale audacia non dovrebbe sorprendere: sin dall’ardita scena d’apertura, con agghiaccianti fermo immagine di criminalità e di caos potenziati dalla computer graphics, Fire Of Conscience segnala l'intenzione di eccedere nel caricare il pubblico.
Tim Youngs
FEFF: 2010
Regia: Dante LAM
Anno: 2010
Durata: 106'
Stato: Hong Kong

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