Ip Man 2

La biografia cinematografica (non proprio fedelissima) del grande maestro di arti marziali Yip Man continua con Ip Man 2. Nel primo Ip Man, amato dal pubblico e premiato come Miglior Film agli Hong Kong Film Awards nel 2009, il divo Donnie Yen entusiasmava per la sua interpretazione atletica nel ruolo di Yip, un eroe locale schierato dalla parte dei suoi compatrioti nella città cinese di Foshan, che prendeva a pugni gli occupanti giapponesi. Ma una nuova vita attendeva Yip nella Hong Kong del dopoguerra, così recitava agli spettatori il testo dell’epilogo, e proprio lì Yip avrebbe realizzato ciò che lo ha reso così famoso: la diffusione dello stile wing chun di kung fu, e l’insegnamento precoce di questa disciplina all’allora attore in erba Bruce Lee.
La storia di Ip Man 2 riprende dal momento in cui Yip fugge dalla Cina nel 1949 e apre la sua scuola di wing chun su un terrazzo di Hong Kong, con l’aiuto del direttore di un giornale (Pierre Ngo). Volti familiari provenienti da Foshan costellano l'ambiente: c’è la paziente moglie di Yip (Lynn Xiong); il furfante del nord Jin, che a Hong Kong è diventato un facchino (Louis Fan), e l’ex capofabbrica menomato Zhou (Simon Yam). Tra i primi allievi hongkonghesi di Yip c’è Wong Leung (Huang Xiaoming), che trascina lo stesso Yip nei suoi combattimenti contro il delinquente locale Cheng Kai-kei (Per Yue-hong). Cheng è un propugnatore dell stile di arti marziali hung kuen, e ben presto interviene anche il suo sifu, il Maestro Hung (il coreografo d'azione Sammo Hung).
Hung è un pezzo grosso delle arti marziali in città, che fa da geloppino per un polizziotto inglese spettacolarmente corrotto (Charlie Mayer), oltre a gestire una scuola ben finanziata. quando in un successivo chiarimento in una sala da tè iniziano a volare i pugni, Hung riconosce saggiamente Yp come un valido maestro. Nel momento in cui l'azione sfocia in tornei con un pugile straniero (Darren Shahlavi) iniziano a fioccare le accuse di discriminazione razziale, Yp e Hung imparano a rispettarsi reciprocamente e difendono la dignità cinese e il proprio onore personale.
Ip Man 2 continua gli sforzi del regista Wilson Yip e del produttore Raymond Wong per costruire uno status di eroe popolare per il grande maestro di kung fu. Ma non va considerato un film biografico in senso stretto: impossibile, cper gli straordinari pezzi di bravura e l'utilizzo di standard del genere. é difficile anche vedervi una rappresentazione autentica della Hong Kong di una volta, per i set del teatri di posa cinese che non sembrano mai perfettamente adeguati e le caricature dei britannici corrotti e fanfaroni che sono comicamente esagerate. Ci sono però dei momenti, nelle scene in cui Yip è in casa e vive alla giornata che ricordano i melodrammi honkonghesi classici degli anni'50; e si possono cogliere anche akltri riferimenti alla storia del cinema locale.
Il senso principale di un sequel di Ip Man però è quello di offrire azione spettacolare, e su questo fronte Ip Man 2 non delude. Vestono per la seconda volta i panni del grande maestro, Donnie Yen si esibisce in un interpretazione sensibilmente più completa del personaggio. Nel pieno dei combattimenti è giocoso e divertente ma anche feroce e pieno di rabbia/ e di una star del calibro di Yen c'è da aspettarselo. Ma particolari utili sull'approccio al Kung fu praticato da Ip Man emergono anche nei momenti più calmi. Il suo è uno stile semplice, riservato e umile, che enfatizza la dignità tranquilla. Questo aspetto di Ip Man 2 si traduce in cinema d'azione avvincente, cui contribuisce anche una ricca gamma di avversari come il veterano dello schermo Hung e l'attore britannico Shahlavi. Il regista mette in evidenza i contrasti di stile tra i combattenti che si sfidano, tirando calci e pugni e misurandosi in regolamenti di conti fluidi e avvincenti; i tantissimi fan del primo Ip Man del 2008 troveranno in questo film tutta l'azione per cui hanno pagato il biglietto.
Tim Youngs
FEFF: 2010
Regia: Wilson YIP
Anno: 2010
Durata: 90'
Stato: China & Hong Kong