Cho Phil-sung è un investigatore della polizia che lavora in una decadente cittadina rurale. Non è particolarmente onesto, o intelligente, o volenteroso, e le sue mancanze hanno cominciato ad avere la meglio su di lui. La sua famiglia sbarca a fatica il lunario e le tangenti che incassa ogni tanto nella cittadina sono ben lontane dal bastare a rimettere in sesto le finanze. Disperato, Phil-sung prende una decisione estremamente stupida che coinvolge i risparmi di una vita di sua moglie. Ma nello stesso giorno, accade qualcosa davvero straordinario. Un famigerato criminale di nome Song Ki-tae è nuovamente fuggito di prigione e Phil-sung scopre che si sta nascondendo proprio nella sua cittadina. Una grossa taglia pende sulla testa di Song e Phil-sung decide che, se riesce a catturare il criminale, tutti i suoi problemi saranno risolti.
L’essenziale trama appena delineata sembra la storia standard per un thriller coreano. Eppure c’è qualcosa di nuovo e diverso in Running Turtle, che è finito per diventare il thriller di maggior successo commerciale di un anno in cui questo genere filmico è stato piuttosto comune (il film è riuscito persino a superare leggermente negli incassi il tanto atteso Mother di Bong Joon-ho).
Questa originalità deriva in parte da un paio di variazioni inattese nella storia. In effetti, per tutta la durata del film c’è un dilagante senso di incertezza: non si capisce se la storia possa o meno allontanarsi dalle convenzioni di genere. Malgrado sia strutturato come un thriller, Running Turtle per gran parte della storia si incentra sul personaggio invece che sulla trama. Il ritmo è più lento di quanto ci si aspetterebbe da un film di genere, e il regista Lee Yeon-woo sembra aver imparato bene la lezione da classici contemporanei come Memories Of Murder o The Chaser, anche se il suo talento non arriva assolutamente a quei livelli.
Eppure la maggior parte degli spettatori concorderebbe probabilmente sul fatto che l'elemento più straordinario di Running Turtle è il ruolo centrale di Kim Yoon-suk. La carriera di Kim è decollata negli ultimi anni. Dopo aver ottenuto diversi premi in Corea come miglior attore non protagonista per il suo ruolo del cattivo in Tazza: The High Rollers (2006), ha sfondato come protagonista nell'acclamato The Chaser di Na Hong-jin, e ora molti cominciano a definirlo il secondo Song Kang-ho. Running Turtle è la dimostrazione di come un attore davvero talentuoso possa sollevare le sorti di un film quando gliene viene data l'opportunità. Sebbene Jung Kyung-ho abbia sullo schermo la stessa quantità di tempo nel ruolo di Song Ki-tae, la pellicola appartiene essenzialmente a Kim, e il ritmo piacevole della storia gli fornisce più di una possibilità di costruire un'interpretazione articolata e interessante.
Running Turtle ha un effetto cumulativo: sebbene l’inizio del film sia a tratti lento, i sentimenti degli spettatori per il personaggio e il loro desiderio di vederlo riuscire crescono gradualmente per tutti i 117 minuti di durata della storia. L’ultima parte non è particolarmente originale, ma riesce comunque a fornire un soddisfacente crescendo emotivo. Meno male che il thriller coreano è ancora vitale.
Darcy Paquet