Slice

Quando l’eccentrico regista Wisit Sasanatieng realizzò il suo primo horror, The Unseeable, Kongkiat Khomsiri (Art Of The Devil, Muay Thai Chaiya) lo aiutò a redigere la sceneggiatura. A sua volta, Wisit ha aiutato il collega per creare la storia di Slice, che non a caso è diventato uno dei migliori film thailandesi del 2009, nonché uno dei migliori thriller thailandesi degli ultimi dieci anni.
Slice inizia con un uomo che danza allegramente mentre trasporta una grossa valigia rossa, lungo il corridoio di un albergo. Si ferma davanti a una porta, che viene aperta da un uomo bianco sorridente. Pochi minuti dopo, l’uomo sta fissando un ragazzo che sta trangugiando con fame il suo pasto. Improvvisamente appare un uomo misterioso con l’impermeabile rosso, che danza al rallentatore verso la stanza. Pochi minuti più tardi, l’uomo caucasico è stato trucidato e c’è sangue dappertutto. Lì vicino il ragazzo, seminudo, sta tremando dalla paura, ma è stranamente al sicuro dalla lama dell’uomo dall’impermeabile rosso, che fa a pezzi la sua vittima a sangue freddo, con una calma inquietante, accompagnato da una gradevole musica di valzer. La storia è appena iniziata.
Segue una serie di omicidi, ad opera dello stesso uomo dall’impermeabile rosso, e in tutti gli episodi c’è di mezzo una valigia rossa. Ogni volta va a finire con corpi massacrati e scomposti. Forse per seguire queste scene qualcuno dovrà chiudere gli occhi. La polizia non si accorge di come tutti questi casi, apparentemente senza collegamenti tra loro, presentano invece un denominatore comune: sesso, sesso, sesso. L’uomo bianco fa sesso con un ragazzo, l’insegnante con uno studente, il giovane gay lo fa durante un’orgia.
Entra in gioco un giovane detenuto, Tai. Tai è fedele al suo mentore poliziotto, il tenente Chin. Ultimamente fa sempre gli stessi sogni, e lo racconta alla psichiatra della polizia; è lei che coglie il collegamento con i delitti del serial killer. Di conseguenza, Tai è l’unico che può aiutare a risolvere il caso quando viene ucciso in modo raccapricciante il figlio di un influente uomo politico. Tutti gli omicidi sembrano familiari e lo riportano alla sua città natale. Ma più va avanti con l’indagine, più la gente intorno a lui è coinvolta. Alla fine, salta fuori che il killer è qualcuno che conosce da tanto tempo…
Il regista Kongkiat si dimostra il re del sangue misto alla bellezza. Sa come armonizzare le due chimiche opposte e farne un film artistico: oltre alle scene più sconvolgenti e sbalorditive, Slice è ricco di elementi positivi - la messa in scena è tesa nella cella della prigione, libera e ariosa nella campagna, serrata nella sonata omicida - e il tutto è compatto e coerente con la fotografia. Kongkiat sa controllare perfettamente ogni mise en scéne, e nel film è accreditato anche come direttore della fotografia. La musica è molto radicale - valzer, jazz e ballate, che di solito non si sposano bene con i thriller. Ogni elemento si integra perfettamente con la sceneggiatura tesa e ricca; tutto quello che accade sullo schermo è interconnesso e conduce al finale, con ritmo cadenzato e ineccepibile. In altre parole, Kongkiat ha un ruolo chiave come regista.
Il paradosso che vediamo nella sequenza finale forse è un po’ troppo estremo, e alcuni trucchi sono irrealistici, ma il resto è talmente perfetto da rendere Slice un film da non perdere. Due giovani attori che interpretano i protagonisti da bambini hanno un futuro nell'industria cinematografica. Forse non è un’esagerazione dire che Slice è il miglior film che Kongkiat abbia fatto finora.
Anchalee Chaiworaporn
FEFF: 2010
Regia: Kongkiat KHOMSIRI
Anno: 2009
Durata: 101'
Stato: Thailand

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