Sono molte le sfaccettature di una star. C’è una miriade di aspetti che vediamo nei ruoli che interpretano durante la loro carriera; poi c’è la personalità che brilla attraverso i numerosi momenti recitati e improvvisati in cui gli attori entrano a contatto con il loro pubblico: discorsi per un premio ricevuto, conferenze stampa, interviste, ecc. E poi, dietro tutto questo, c’è la “vera” personalità, quello che una persona può essere (o può non essere) dietro la porta chiusa. E certo i contrasti e le sovrapposizioni tra questi diversi aspetti dei divi non fanno che aumentarne l’attrattiva e il mistero.
Questa attrattiva è ciò che illumina The Actresses, un elegante film basso budget di E. J-yong, che presenta sei note attrici coreane nella parte di se stesse. La storia è ambientata a Seoul, nello studio fotografico di Vogue, la vigilia di Natale del 2008. Sei dive del cinema di diverse generazioni hanno firmato un contratto per essere fotografate insieme per la copertina della rivista. Le sei donne sono Kim Ok-vin, star ventitreenne del film di Park Chan-wook Thirst; la modella e attrice Kim Min-hee (Hellcats); Choi Ji-woo (sceneggiato televisivo Winter Sonata), che si distingue dalle altre cinque per la sua fama di esponente della “Korean Wave” in Giappone; Ko Hyun-jung (Woman On The Beach), ritornata in auge dopo un sensazionale divorzio da un ricco industriale; Lee Mi-suk, la sensuale protagonista di An Affair e Untold Scandal, con una carriera iniziata negli anni Ottanta; e la veterana dalla lingua tagliente Youn Yuh-jung, la cui filmografia spazia da Kim Ki-young (Insect Woman, 1972) a Im Sang-soo (La moglie dell'avvocato, 2003).
Mentre guardiamo le sei donne che arrivano allo studio (ognuna in modi completamente diversi, che sottolineano le differenze tra di loro), si salutano, si fanno truccare, si provano vestiti, ecc., ci sentiamo come se ci fosse stato concesso un punto di osservazione privilegiato sulle loro vite.
Naturalmente questo non è vero: la sceneggiatura è stata interamente scritta, in collaborazione fra il regista e le stesse attrici. Ma lo spettatore può intuire che nella redazione di questa sceneggiatura, molti dei loro sentimenti, pensieri, pregiudizi e timori sono finiti dentro al dialogo. Uno dei piaceri di questo film è indovinare quanto di quello che vediamo sullo schermo sia stato inventato e quanto abbia una base nella vita reale.
Il piacere più grande, però, è quello di godersi semplicemente la forza e il carisma delle star. Il film non ha praticamente trama; in effetti, per tutta la seconda metà della pellicola, le donne se ne stanno sedute (a bere) e aspettano la consegna in ritardo di alcuni gioielli che sono fondamentali per la sessione fotografica. Eppure il film è traboccante di energia. I dialoghi sono taglienti e divertenti, e dall'incontro di queste sei diversissime personalità e di altrettanti diversissimi ego scaturisce una dinamica vibrante. La recitazione, con così tanti talenti in una sola stanza che si alimentano l'un l'altro, è di livello superiore alla maggior parte degli altri film. Proviamo simpatia anche per gli altri personaggi: i fotografi, gli editor di Vogue, i manager delle dive e così via (tutti che interpretano se stessi), i quali si affannano visibilmente per essere certi che tutto vada secondo i piani e che nessuna star scappi via dal set fotografico. E infine, il film è affascinante per i costumi e le attrici stesse, oltre che per la scenografia (anche se, per i gusti di alcuni spettatori, la fotografia di Hong Kyung-pyo, realizzata con la camera a mano, forse è un po’ troppo tremolante).
Il regista E., che aveva già lavorato in precedenza con molte delle dive del film, sostiene di essere sempre stato colpito dall'energia che i suoi attori hanno fuori dalla scena, e che voleva condividere tale energia in maniera più diretta con il suo pubblico. Anche se ciò può non risultare possibile in senso letterale, l'energia emanata da questo film merita di essere sperimentata. Inoltre, il cinema coreano non ha mai prodotto un film simile a questo. The Actresses è in qualche modo solo una commedia incentrata sui personaggi e ben realizzata, ma la differenza qui sta tutta nel fatto che i personaggi sono più grandi del film stesso.
Darcy Paquet