Diretto da Tsukamoto Renpei e tratto da una raccolta di saggi di Kobayashi Shinya, Wig sarebbe potuta diventare facilmente una commedia “a una battuta” dal sapore di gomma da masticare: sapida all’inizio, insipida alla fine. Ma Tsukamoto - regista televisivo tra i cui lavori si annoverano il cult preferito dei nottambuli, Statute-Of-Limitations Cop (Jiko Keisatsu) - riesce a sviluppare il suo fragile punto di partenza come un mattatore costruisce un castello di risate dal nulla - o piuttosto dall’osservazione acuta delle miserie quotidiane.
Il protagonista è Moriyama (Mimura Masakazu), un impiegato che lavora per un costruttore locale, e viene trasferito a Tokyo per occuparsi di un grosso progetto. Prendendola come un’occasione per cambiare immagine, soprattutto la pelata sempre più evidente, si reca in vari centri della metropoli specializzati in toupet e reinfoltimenti, dove gli vengono offerti prodotti dubbi a prezzi scandalosi.
Poi si imbatte in una serie di annunci pubblicitari (o meglio post-it appiccicati sui pali del telefono) che lo conducono in un negozio stipato di oggetti e dall’arredo stravagante, il cui proprietario è un certo Owada (Otake Kazuki), un tipo misterioso con occhialoni da sole e un toupet adagiato in cima alla testa come un fungo nero sul suo gambo. Ma i prezzi stracciati e la data di consegna promessa, l’indomani, inducono Moriyama ad aprire il portafogli. Owada tiene fede alla parola, malgrado lo sconcertante processo di produzione con un microonde, e ben presto Moriyama è il soddisfatto proprietario di un nuovo parrucchino.
Non per molto però, dato che ha il terrore di essere smascherato (o piuttosto sparruccato) davanti ai nuovi colleghi, e in particolare all’incantevole assistente Ryoko (Ashina Sei). Niente paura.
Owada è sempre pronto a correre in aiuto, o con un parrucchino di ricambio. E ovviamente con il conto.
Mimura e Otake, un duo comico nella vita reale (se consideriamo vita reale gli show del varietà giapponese), sono perfettamente sincronizzati in veste di cliente bisognoso e parruccaio onnisciente, e non hanno bisogno di attingere alle caricature tipiche del varietà. Al contrario, la loro commedia si impernia sulle ansie della vita reale - con occasionali fughe fantasiose e bizzarre.
Mark Schilling