Women Of Whirlpool Island (Jotai Uzumaki-to, 1960) di Ishii Teruo si svolge su un’isola che è una sorta di Casablanca asiatica, dove si mescolano diverse nazionalità e si sviluppano intrighi da tempi di guerra, dove i corpi diventano merce e la vita vale poco.
Un cabaret dell’isola, il Doto (“Onde che si sollevano”), è la base di una banda hongkonghese di trafficanti di droga e anche il luogo in cui Yuri (Mihara Yoko), la donna del capo (Amachi Shigeru), aiuta la banda ad avviare le donne dell’isola alla prostituzione.
Un giorno, entra nel club un fuorilegge alto e segaligno, Ogami Nobuhiko (Yoshida Teruo); è tornato da Hong Kong per ritrovare Yuri, l’innamorata che aveva lasciato sull’isola. Ma lei è stata annientata con la droga dal capo della banda e ormai vede la morte come una liberazione.
Nel frattempo, il direttore del club sta tramando per incastrare un’esuberante ragazza (Banri Masayo) che lavora al porto di pesca - e sembra proprio che anche lei raggiungerà tutte le altre isolane che sono state mandate all’estero per farne delle schiave del sesso.
Quando Nobuhiko scopre la verità su Yuri e sugli affari loschi della banda nel traffico di donne, si ripromette non solo di liberare la donna, ma anche di distruggere la banda criminale.
Yoshida Teruo con il suo aspetto da ragazzo sincero ha ben poco del “duro”, ma si lancia nel suo primo ruolo da protagonista con una sicurezza e un’autorità sorprendenti.
Mihara Yoko interpreta la parte, a lei familiare, della donna scafata che ha preso la strada sbagliata ma che ha ancora qualcosa di buono dentro.
Ishii filma questa relazione segnata dal fatto avverso, e l'azione violenta che le vortica attorno, con un pathos che sfiora l'eccesso ma che sempre esprime perfettamente le forze oscure e pericolose della storia.
Mark Schilling