Zero Focus

Lo scrittore di gialli Matsumoto Seicho (1909-1992) è stato a lungo per l’industria dello spettacolo giapponese quello che Stephen King è per Hollywood: una fabbrica di fiction composta di un solo uomo che produceva materiale per decine di film e sceneggiati televisivi.
Uno dei romanzi più famosi dello scrittore, Zero Focus (Zero no Shoten), diventò nel 1961 un film di Nomura Yoshitaro, e ora, Inudo Isshin ne ha girato una nuova versione che assomiglia molto ai suoi film precedenti, come Josee, The Tiger And The Fish (Josee to Tora to Sakanatachi, 2003), per quanto riguarda l’attenzione prestata ai personaggi femminili, a cominciare da una novella sposa alla quale sparisce il marito.
Ambientato nel 1957 a Kanazawa e dintorni, vale a dire in uno dei luoghi più belli del Giappone, il film evoca l’opera di Alfred Hitchcock in tutto, a cominciare dai colori saturi e dal portentoso tono onirico (alla maniera di La donna che visse due volte) per arrivare ai suoi esterni spettacolari dove un personaggio fa un lungo e fatale tuffo (come in Sabotatori e Intrigo internazionale).
Ma ci sono anche echi di Douglas Sirk, il maestro del “ritratto femminile” negli anni Cinquanta, che drammatizzava le spiacevoli conseguenze per le donne che contravvenivano alle regole morali e sociali dell’epoca.
La storia ha inizio con un matrimonio combinato tra l’ingenua e pulita Teiko (Hirosue Ryoko) e Kenichi (Nishijima Hidetoshi), un uomo piacevole ma molto circospetto che lavora nella sede di Tokyo di una società pubblicitaria. Sette giorni dopo il loro matrimonio, Kenichi parte per Kanazawa, dove aveva avuto il suo precedente incarico di lavoro, per quello che definisce un breve viaggio d’affari. Ma siccome non fa ritorno il giorno stabilito, Teiko comincia a essere prima preoccupata e poi frenetica, malgrado le blande rassicurazioni del fratello maggiore di Kenichi (Sugimoto Tetta).
Alla fine la donna decide di andare a da sola a Kanazawa, in pieno inverno, per trovare delle risposte, ma si rende conto di non sapere praticamente nulla sul passato di suo marito. Da uno degli ex colleghi di Kenichi (Nomaguchi Toru), Teiko scopre che lui era vicino a Murota Gisaku (Kaga Takeshi), cliente importante e arcigno presidente di una società locale di materiale edile, e alla sua elegante moglie Sachiko (Miki Nakatani), accanita sostenitrice di una candidata a sindaco che, se eletta, sarà la prima donna giapponese a occupare una simile carica. La coppia, però ha poco da dire a Teiko su dove possa essersi cacciato Kenichi.
Teiko incontra anche Hisako (Kimura Tae), la centralinista della società la cui conoscenza della lingua inglese, cosa rara in una città di provincia a quell’epoca, è controbilanciata dalla sua mancanza di educazione, e scopre che Hisako ha ottenuto il suo ambito posto di lavoro per mezzo di conoscenze. Ma come, e perché?
Queste donne, da quel che Teiko comincia a capire, non sono quello che appaiono e hanno rapporti con Kenichi che vanno ben oltre Kanazawa. Solo che lei non sa che le sue ricerche costituiscono una minaccia per alcune persone, finché non cominciano a spuntare cadaveri.
Zero Focus è molto più di un film giallo; a livello più ampio, il film illustra come le donne del primo dopoguerra dovevano combattere contro le censure politiche e sociali, cercando nel contempo di sfuggire alla povertà e, in alcuni casi, anche al loro stesso passato. Il film dà anche una immagine intensa di come anche solo la traccia di uno scandalo potesse spazzare via una facciata attentamente (e artificialmente) costruita.
Le tre protagoniste, Hirosue Ryoko, Kimura Tae e Nakatani Miki, sono state scritturate per le loro abilità interpretative ma anche per il loro potere divistico, visto il gran numero di premi vinti da ciascuna di loro come Migliore Attrice. Nakatani, però, domina gloriosamente la scena nei panni di un’aristocratica arricchita di provincia, con il suo sguardo gelido e imperioso che nasconde una violenta ambizione e un’insicurezza latente. Sirk l’avrebbe adorata, questa Barbara Stanwyck nipponica.
Mark Schilling
FEFF: 2010
Regia: Isshin INUDO
Anno: 2009
Durata: 131'
Stato: Japan

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