Non capita spesso che gli spettatori thailandesi paghino per vedere e rivedere più volte lo stesso film, ma può succedere, soprattutto con il pubblico più giovane e i film romantici, ed è quello che è accaduto con A Crazy Little Thing Called Love di Puttipong Promsakha na Sakonnakorn e Wasin Pokpong. Il furbo slogan del film, “Basato sulla storia vera di ciascuno di noi”, ha fatto accorrere frotte di spettatori di tutte le età a guardare questa vicenda di amore non corrisposto, in qualche modo condivisa da ogni spettatrice.
Di norma in Thailandia non sono le donne a fare il primo passo per corteggiare gli uomini. Il trucco ha funzionato: madri e figlie andavano insieme al cinema per vedere il film, anche due o tre volte. Stranamente, però, è stato uno spettatore di sesso maschile a vedere il film venti volte, un record finora.
Una giovane studentessa, Nam (Pimchanok Luevisetpaiboon) si innamora di un compagno di scuola più grande di lei, Chone (Mario Maurer) ma ha paura di dimostrargli i suoi sentimenti, anche perché Chone è il bello della scuola mentre lei si considera impopolare, scialba e mediocre. Non ha nulla che possa attirare la sua attenzione. Fa di tutto per vederlo di nascosto, durante le pause, al mattino, al pomeriggio. Con l’aiuto delle sue tre migliori amiche Nam si trasforma, iniziando con l’aspetto e le attività, per farsi notare da lui.
Fa il provino per il ruolo di protagonista nella Bella Addormentata messa in scena dalla compagnia teatrale, in modo da essere vicina a Chone, che si è iscritto alla sezione artistica. Poi le viene chiesto di fare il tamburo maggiore della banda musicale della scuola e, a poco a poco, i ragazzi cominciano ad accorgersi di lei, compreso il migliore amico di Chone. Lei però rimane concentrata su Chone e alla fine, il giorno in cui lui si diploma, Nam decide di confessargli il suo amore.
A prima vista, A Crazy Little Thing Called Love sembra un filmetto su una storia d’amore adolescenziale che poteva far presa soltanto sul pubblico femminile più giovane; invece è esploso. Tutto nel film è tenuto al minimo; la recitazione naturale ricalca quanto avviene nella vita di tutti i giorni. Anche la celebre attrice comica Tukky Budprom modula la sua interpretazione, solitamente esagerata, per far ridere senza essere mai sopra le righe. Il protagonista Mario Maurer trova qui il suo ruolo migliore dai tempi del suo esordio come attore in Love of Siam di Chookiat Sakveerakul. La protagonista femminile, Pimchanok Luevisetpaiboon, che in precedenza aveva avuto ruoli di secondo piano, viene alla ribalta per la prima volta, e si conferma come una delle star emergenti della nuova generazione.
La storia è ambientata in una piccola città che non viene specificata chiaramente nel film (ma i titoli di coda svelano che si trova nella provincia di Ratchaburi). Ogni ambientazione è allestita attentamente per suscitare un ricordo antico, piacevole, toccante. La vita scorre piano e un po’ all’antica: una famiglia felice, dei buoni insegnanti affettuosi, una bella scuola e attività divertenti. Ragazzi e ragazze vanno a scuola in motorino; i maschi regalano manghi alle ragazze; si balla intorno a un falò. Niente Internet, iPhone, Facebook o skateboard. Chi cerca qualcosa di modaiolo e ultra-tecnologico, non troverà niente. In effetti, a prima vista, è un film “che fa stare bene” di campagna, contrapposto ai film della GTH che erano chiamati film “che fanno star bene” metropolitani.
A Crazy Little Thing Called Love esprime uno stile di vita spensierato, che sembra una pausa rigenerante per tutti. È un’esperienza nostalgica per gli adulti di oggi, forse un ricordo del loro primo amore. E per le generazioni più giovani rappresenta qualcosa che non è poi così fuori portata.
Anchalee Chaiworaporn