Aftershock

“Non è che non ricordo, è che non riesco a dimenticare”. Questa frase - sussurrata dalla figlia adottiva al padre che dopo trent’anni è ancora convinto che lei soffra di amnesia - segna la scena cruciale del film, il momento in cui la protagonista decide di non fuggire più dal proprio passato ma di accettarlo.

Tratto dal romanzo della scrittrice Zhang Ling pubblicato nel 2006 con lo stesso titolo inglese, il film comincia con le immagini di una calda serata del 1976, quando la vita di una famiglia, di una comunità e di una nazione viene sconvolta da un terremoto agghiacciante che causa la morte di 240.000 persone. Una madre si trova a dover fare una scelta impensabile, di cui paga le conseguenze morali e psicologiche per il resto della sua vita. Fino a quando, dopo 32 anni, un nuovo terribile terremoto riunisce casualmente la famiglia distrutta dal primo.

Nonostante le anticipazioni mediatiche che facevano pensare ad un film epico del genere catastrofico, la parte altamente spettacolare - con effetti speciali grandiosi ed estremamente realistici - si consuma tutta nei primi venti minuti e lascia spazio rapidamente alla parte centrale del film, il melodramma. Aftershock non parla tanto del terremoto di Tangshan quanto piuttosto delle sue conseguenze nell’animo di coloro che sopravvissero; e di argomenti importanti nella cultura cinese quali la famiglia, la discriminazione tra figli maschi e femmine, la pietà filiale ed il senso di colpa.

Esaltato da interpretazioni molto convincenti e misurate anche nelle scene potenzialmente strappalacrime, il film si presta a diverse chiavi di lettura. Nelle maglie della storia di una famiglia separata per decenni da una tragedia di proporzioni epiche si intravede una panoramica sulla modernizzazione e sui cambiamenti sociali ed economici avvenuti in Cina negli ultimi trent’anni. Ma anche l’invito a confrontare il passato di un popolo, ad accettarne i drammi e le nefandezze, onorarne le vittime e superare il dolore guardando con fiducia al futuro.

Nella conversazione finale con la madre ritrovata, quando la protagonista capisce che la madre ha fatto una scelta atroce perché in quel momento non poteva fare altrimenti, ma ne ha pagato il prezzo con il rimorso ed il dolore che l’hanno accompagnata per il resto della sua vita, si potrebbe leggere un messaggio di conciliazione politica. I padri - i dirigenti di partito - hanno tradito i figli - i giovani ingenui e rivoltosi - ma lo hanno fatto con la morte nel cuore, consapevoli del delitto che stavano per compiere ma pensando di non avere alternative migliori.

Distribuito per la prima volta in Cina su ben 3500 schermi, è stato il primo film di produzione nazionale ad essere distribuito su formato IMAX in tutto il Paese. Costato circa 125 milioni di RMB ne ha guadagnati 670, stabilendo un record assoluto di box office per un film di lingua cinese. È stato selezionato come candidatura cinese per l’Oscar al miglior film straniero. Ha vinto il premio per il Miglior Film e per il Migliore Attore Protagonista agli Asia Pacific Screen Awards.
Maria Barbieri
FEFF: 2011
Regia: FENG Xiaogang
Anno: 2010
Durata: 122'
Stato: China

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