My Dear Desperado

Alcuni film sembrano destinati a rimanere nell’anonimato. Con una locandina normale, senza grossi divi e un soggetto che dava la sensazione di essere leggermente sdolcinato, My Dear Desperado, alla sua uscita, verso la fine di maggio (vale a dire nella stagione dei blockbuster) si adattava più o meno a questa descrizione.

Con le locandine di Robin Hood, Dragon Trainer e Prince of Persia: le sabbie del tempo che rivestivano gli autobus di Seoul, questa storia dalla produzione modesta ha fatto fatica ad attirare l’attenzione. Ma come un vecchio gangster che continua a rimettersi in piedi il film ha dato origine a un buon passa parola ed è riuscito a vendere all’incirca 700.000 biglietti, il che non sarà molto per gli standard delle grandi produzioni, ma per questa commedia a basso budget è stato un forte segno di fiducia da parte del pubblico, sufficiente per garantire ai cineasti grossi profitti.

La storia è quella di Se-jin, una giovane donna di una città di provincia che si trasferisce a Seoul subito dopo la laurea per lavorare in una grossa azienda. Zelante e grande lavoratrice, per un po’ si mette in luce, ma poi il suo sogno va in frantumi perché la società viene accusata di frode e fallisce. Sconvolta, deve lasciare il suo bell’appartamento per trasferirsi in un economico monolocale seminterrato finché non sarà in grado di trovare un altro lavoro. Ma non è così facile e in più, con il trasloco, deve affrontare un altro problema: il vicino della porta accanto è un gangster di mezza età.

Non efficiente come un tempo, ma con l’atteggiamento del cattivo ancora intatto, Dong-cheol passa la maggior parte della sua giornata trascinandosi qua e là senza aver nulla di importante de fare. In breve tempo il gangster inizia a starle sempre in mezzo ai piedi e ad adottare con lei un tono bruscamente familiare.

Il regista esordiente Kim Kwang-sik può vantare rapporti con due figure fondamentali dell’industria cinematografica coreana: è stato assistente alla regia con Lee Chang-dong in Oasis (2002), un film che si è aggiudicato diversi premi, e My Dear Desperado è stato prodotto nientemeno che dal regista di Haeundae, Youn Je-gyun. È difficile pensare a due film coreani che abbiano meno cose in comune di Oasis e del film catastrofico Haeundae (a prescindere dall’attore protagonista Sul Kyung-gu), ma in qualche modo Kim mescola nel suo film i punti di forza di entrambi i registi.

La struttura complessiva della pellicola è solidamente commerciale e, come Youn, anche Kim si serve della commedia per far simpatizzare il pubblico con i suoi personaggi, prima di muoversi verso il pathos dell’ultimo atto. E nel film c’è un realismo disinvolto, forse copiato da Lee, che lo fa percepire come eccezionalmente genuino. È un film che indubbiamente risponde in pieno alle convenzioni della commedia romantica, ma l’ambientazione e lo stile evocano le persone normali e reali.

Per un’opera che si regge tutta sui personaggi l’interpretazione è particolarmente importante e, in questo caso, uno dei maggiori punti di forza del film è proprio la recitazione. A prima vista, potrebbe sembrare che al veterano Park Joong-hoon (Nowhere to Hide) questo genere di ruolo stia un po’ stretto, ma alla fine le sue capacità interpretative e il suo carisma hanno la meglio. Il suo personaggio vuole essere più fastidioso che minaccioso, e Park esprime cattura sia la vana temerarietà che il velato timore che rappresentano perfettamente Dong-cheol.

L’attrice emergente Jeong Yu-mi (Family Ties) conferisce al ritratto di Se-jin un’energia interiore e una forza che, in mezzo alle sue battaglie, fanno percepire la sua competenza e il suo potenziale. La sua ricerca di lavoro e la sua crescente indignazione nei confronti dei selezionatori arroganti e dalla mentalità ristretta che non le danno mai un’opportunità, diventano sorprendentemente coinvolgenti. In questo senso, malgrado i momenti di comicità, pochi altri film degli ultimi anni sono riusciti a rendere così bene la frustrazione e la disperazione dei neolaureati che fanno il loro ingresso in un’economia che offre ben pochi impieghi.

In definitiva, My Dear Desperado soddisfa lo spettatore che cerca sia lo svago sia un minimo di critica sociale, e merita senza dubbio di essere definito una delle scoperte del cinema coreano del 2010. Sto già aspettando il suo prossimo film.
Darcy Paquet
FEFF: 2011
Regia: KIM Kwang-sik
Anno: 2010
Durata: 105'
Stato: South Korea

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