Sono in molti, nel mondo, a conoscere Night Fishing come “il film iPhone di Park Chan-wook”. Di certo, il fatto che questo film di 33 minuti sia stato girato con un iPhone (o, per essere più precisi, con otto iPhone) si è rivelato uno dei più efficienti strumenti di mercato della storia del cinema degli ultimi anni. Notizie sulla sua realizzazione sono apparse su riviste e quotidiani di tutto il mondo, non perché agli editori interessi granché il film di per sé, ma perché il concetto appare così moderno.
Se si scava un po’ più in profondità, non si capisce quale dovesse essere il significato profondo di questo progetto. Se l’idea era quella di dimostrare che ora è possibile per la gente comune girare film con attrezzature facilmente accessibili ed economiche, beh, non siamo di fronte a una novità: sono anni che si possono fare esattamente le stesse cose, con le telecamere digitali.
Questo messaggio è indebolito anche dal fatto che il budget di Park per questo film (finanziato dalla KT, l’operatore coreano per gli iPhone) era di 130.000 dollari, con un cast di ottanta persone. Se lo scopo era quello di mostrare le capacità tecniche della telecamera digitale dell’iPhone 4, allora tutto ha più senso - ma anche questo è indebolito dal fatto che la squadra di Park ha attaccato degli obiettivi ai telefoni e il filmato che ne è risultato è stato sottoposto, in fase di postproduzione, a dei ritocchi piuttosto pesanti, compresa la correzione digitale del colore, la computer grafica e altro. Le immagini che vediamo sullo schermo non potrebbero essere state prodotte solo da un iPhone. In definitiva, a mio parere, il telefono non era altro che un’abile manovra di marketing.
La notizia positiva è che dopo cinque minuti del film si smette di chiedersi se Night Fishing sia stato girato con un iPhone. Si tratta semplicemente di un’opera d’arte affascinante, indipendentemente dallo strumento con cui è stata realizzata. La maggior brevità è indice del fatto che Park Chan-wook e il suo fratello minore Park Chan-kyong, che si è unito a lui nel ruolo di regista, sono in grado di adottare una narrazione relativamente statica e astratta che, seppur molto semplice, non risulta mai troppo stiracchiata. Invece si concentra sulle emozioni della storia; e i cineasti traducono queste emozioni in suoni e immagini con una creatività da lasciare senza fiato.
Il film ci impiega un po’ a prendere l’abbrivio, affidando lo schermo agli UhUhBoo Project, un gruppo di musica sperimentale che aveva realizzato la colonna sonora rarefatta e inquietante per Mr. Vendetta nel 2002. La musica qui è molto più avvolgente e la sua qualità trascendentale è un ottimo complemento alla storia vera e propria, che si apre con l’attore feticcio di Park Chan-wook, Oh Gwang-rok, che pesca su un lago sperduto.
Dopo che il cielo si è fatto sempre più scuro e la fotografia è passata al bianco e nero, qualcosa di grande colpisce la sua lenza. Cosa alquanto inverosimile, si scopre che è una giovane donna (la cantante pop Lee Jung-hyun di A Petal, in una straordinaria interpretazione). Il pescatore è ancora più sbalordito quando la donna inizia a parlargli della figlia che lui ha perso molto tempo prima. Solo poco per volta si capisce che lei è una sciamana, arrivata fino a lui per fare da ponte tra il mondo dei vivi e quello dei morti.
Facendo ampio uso del linguaggio e della simbologia sciamanica (che forse potranno essere colti maggiormente da chi, fra il pubblico, ha visto i documentari Mudang o Between), Night Fishing esplora uno degli aspetti più fondamentali e strazianti dell’esistenza umana: la perdita di un essere amato. Il fatto che sia incentrato su riti sciamanici è forse dovuto all’influsso di Park Chan-kyong, un artista visuale molto apprezzato i cui cortometraggi hanno già introdotto questo argomento in passato.
Comunque, se esaminato nel contesto dell’intera filmografia di Park Chan-wook, questo film ci sembra familiare eppure sottilmente diverso. Si tratta di una morbida amalgama tra due stili filmici: sobrio, etereo e triste.
Darcy Paquet