Romantic Heaven

Nel 2011, il famoso regista Jang Jin ha raggiunto una tappa fondamentale della sua carriera con la realizzazione del suo decimo lungometraggio. Essendo attivo sia nel mondo cinematografico che teatrale dal 1998, Jang è conosciuto per uno stile di comicità molto particolare: un insieme peculiare di arguzia raffinata e pathos melodrammatico, di calma riflessiva seguita da improvvisi scoppi di confusione.

Si diletta in particolare nel raddrizzare la nostra normale concezione di persone e cose, come nel suo ritratto insolitamente sincero di una banda di assassini in Guns & Talks (2001), o nel mettere in evidenza la vita interiore segreta di politici di alto rango in Good Morning President (2009). Al botteghino, il suo stile distintivo può essere un successone o un vero disastro (Romantic Heaven è stato un fiasco), ma la sua influenza è di ampia portata. In una recente statistica di Cine21 condotta su studenti coreani di cinema, in cui si chiedeva agli intervistati di identificare i loro modelli nell’industria cinematografica locale, Jang si è piazzato al terzo posto, (6.2%) dopo Bong Joon-ho (10,5%) e Park Chan-wook (10%).

Questo nuovo film trova Jang in uno stato d’animo particolarmente riflessivo, forse perché si tratta della prima sceneggiatura che ha scritto dopo essersi sistemato e sposato. È un film sulla morte; ma con un rovesciamento che gli è caratteristico, è girato da una prospettiva particolarmente tenera e sincera: un’immagine della morte come filtrata da occhiali dalle lenti rosa.

Romantic Heaven racconta diverse storie contemporaneamente, anche se i vari personaggi occupano tutti più o meno lo stesso spazio e a volte interagiscono gli uni con gli altri. La prima parte, Mom, è incentrata sul personaggio di Mimi, interpretato dalla promettente attrice esordiente Kim Ji-won. La madre di Mimi sta lottando contro il cancro e ha bisogno di un trapianto di midollo per avere una speranza di sopravvivenza. Con grande difficoltà, i medici identificano un potenziale donatore, che però fugge perché accusato di omicidio. Nella speranza di ritrovarlo, Mimi comincia a fare amicizia con i detective della polizia che si occupano del caso dell’uomo.

La seconda parte, Wife, racconta di un avvocato di nome Min-gyu che ha recentemente perso la moglie. Al suo dolore si aggiunge il fatto che non riesce a trovare una borsa che lei aveva portato con sé in ospedale, e che conteneva il suo diario personale. Intanto, viene a trovarlo un ex carcerato che ha un conto da regolare con lui.

La terza parte, Girl, è la storia di Ji-wook, un tassista il cui nonno è in punto di morte. Un giorno, la nonna gli dice che per tutta la vita suo marito non è riuscito a dimenticare una donna che aveva incontrato in gioventù.
 
È nella quarta e ultima parte, Romantic Heaven, che le varie storie si intrecciano e si risolvono definitivamente. A volte nelle storie a più livelli come questa è possibile sentire la mano del regista che unisce insieme i vari fili, ma in questo film è Dio stesso che arriva per unire i bandoli delle varie matasse. Vestito di bianco e interpretato in uno stile tipicamente elegante dall’esperto attore Lee Soon-jae, Dio non è quel che si potrebbe attendere da un’entità onnipotente, e non lo è nemmeno il paradiso.

Uno degli aspetti che colpiscono maggiormente in questo film è la descrizione creativa dell’aldilà, pervaso dal colore bianco, ma, a parte questo, molto più semplice e accessibile di quanto si possa immaginare (e che può essere paragonato in positivo con il concetto di paradiso definito da Peter Jackson in Amabili resti, con i suoi fantastici paesaggi e colori accecanti che paradossalmente liberano il reame da qualunque sentimento).

Alla fine, quello che si ricorda di più di Romantic Heaven non è tanto il culmine delle diverse storie, che vengono risolte in modo forse troppo netto e tenero per dare all’opera un benché minimo senso reale di serietà, quanto piuttosto la metafisica creativa e bonaria del film. Il paradiso colpisce come un posto piacevole in cui morire o perlomeno passare un paio d’ore.
Darcy Paquet
FEFF: 2011
Regia: JANG Jin
Anno: 2011
Durata: 118'
Stato: South Korea

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