Succede di raro che il potere divistico mostri i muscoli con lo stesso impatto e la stessa spettacolarità di The Man from Nowhere, il campione d’incassi coreano del 2010. Questo film duro e decisamente violento su un ex agente speciale che si batte per salvare una ragazzina, quando è arrivato in sala all’inizio di agosto ha venduto 6,2 milioni di biglietti, per un totale di circa 41 milioni di dollari USA, ed è risultato altrettanto popolare tra il pubblico maschile e quello femminile.
Se il pubblico maschile è stato probabilmente attratto dall’azione, non è certo un mistero il motivo per cui il pubblico femminile è andato a vedere il film: il protagonista Won Bin (Tae Guk Gi: The Brotherhood of War) da un decennio a questa parte è una vera e propria istituzione nel firmamento delle star, anche se negli ultimi anni è apparso in ben pochi film. I
n Mother (2009) di Bong Joon-ho, il suo primo ruolo dopo aver fatto il servizio militare ed essere stato sottoposto a un’operazione al ginocchio, Won ha accettato la difficile parte di un ragazzo cerebroleso sospettato di omicidio, e le sue doti interpretative sono state molto apprezzate - anche se qualcuno si è lamentato del fatto che il suo straordinario aspetto fisico rappresentasse una distrazione in un film altrimenti coraggioso e molto realistico.
In The Man from Nowhere, il suo aspetto non rappresenta una distrazione, ma è invece uno dei maggiori elementi di traino del film. Qui ci si aspetta che lui sia bello, oltre che forte e carismatico, e lui ci riesce meglio di qualunque altra star coreana di sesso maschile da quando Jang Dong-gun ha interpretato Friend (2001). Quando ho visto il film al cinema, il pubblico femminile stava letteralmente ansimando.
Questo è il secondo film del regista Lee Jeong-beom, che ha esordito nel 2006 con Cruel Winter Blues, una pellicola molto apprezzata dalla critica (e presentata anche al Far East Film Festival 9). Il film era il ritratto di un’inattesa amicizia che si sviluppa tra un gangster tormentato e la madre di un uomo che lui sta progettando di uccidere. L’amicizia che sta al centro di
The Man from Nowhere non è così drammatica, ma è comunque memorabile.
Won Bin è Tae-sik, un ex agente segreto dal carattere solitario che gestisce un banco dei pegni in un quartiere povero. Siccome passa gran parte del suo tempo in casa, è raro che comunichi con qualcuno, ad eccezione di una bambina di dieci anni precoce e chiacchierona, che abita nella casa accanto e gli impone la propria amicizia senza bisogno d’invito. La sua bramosia di fare amicizia con il vicino deriva soprattutto dai problemi che ha a casa, dove vive con una madre single irrimediabilmente tossicodipendente. Quando la madre fugge con una partita di eroina, dei criminali si presentano a casa sua, e Tae-sik diventa l’unica speranza di sopravvivenza per la bambina.
Won e Kim Sae-ron (una giovane attrice dallo straordinario talento che ha esordito nel 2009 in A Brand New Life) formano una coppia commovente, anche se personalmente avrei desiderato che passassero più tempo insieme sullo schermo, mentre invece gran parte della storia è dedicata agli sforzi fatti da Tae-sik per salvarla: sforzi che comprendono parecchie sequenze di combattimenti, elaborati nella preparazione e brutali nell’esecuzione (non è certo un film adatto a un pubblico facilmente impressionabile). Won è bravo nel trasformare il suo atteggiamento dall’apparenza sensibile in un giustiziere elegante ma senza scrupoli. Intanto, i cattivi della storia, tra i quali è presente come guest star l’attore thailandese Thanayong Wongtrakul, sono sommariamente delineati ma memorabili quanto a crudeltà.
Tutto sommato, The Man from Nowhere è sorprendentemente sconfortante e pessimistico, considerati i suoi ottimi risultati al botteghino. A prima vista potrebbe sembrare troppo estremo per il grande pubblico, ma forse la sua visione del mondo è in qualche modo compatibile con quella degli spettatori coreani di oggi. Lo spettatore medio avrà anche perso fiducia nel governo e nella società moderna, ma non ha ancora abbandonato la fantasia di veder arrivare un salvatore alto e di bell’aspetto.
Darcy Paquet