Soo-ah (Kim Ha-neul di Ryung: Dead Friend, My Tutor Friend) si è fatta largo faticosamente dall’orfanotrofio all’accademia di polizia. Disgraziatamente, mentre cerca di educare alla disciplina il suo fratello minore (adottato), è coinvolta in un incidente stradale e rimane cieca. Imperterrita, Soo-ah continua a tentare di entrare nelle forze dell’ordine.
Mentre attende un autobus durante un terribile rovescio di pioggia, accetta un passaggio da qualcuno che lei crede un tassista, ma che invece si rivela un violentatore e assassino seriale a caccia di giovani donne. Soo-ah sopravvive all’aggressione ma non riesce a convincere la polizia che ha informazioni importanti sull’identità del killer. Il suo caso non riceve alcun beneficio dall’incontro casuale con un altro testimone, un ragazzotto indisponente di nome Gi-seop (Yoo Seung-ho, il ragazzino di The Way Home, ormai cresciuto), il quale insiste che l’auto del rapitore non era un taxi. Nel frattempo il serial killer è consapevole che Soo-ah gli sta fastidiosamente alle costole e sta organizzando qualcosa per risolvere il problema.
Mentre il film precedente del regista Ahn Sang-hoon, Arang, non ispira esattamente fiducia, la sceneggiatura di Choi Min-seok (riveduta da Ahn e Andy Yoon, il produttore di To Sir with Love/Bloody Reunion) è di gran lunga superiore ai thriller coreani standard. I principali punti di forza di Blind stanno in ciò che i suoi realizzatori evitano più che in ciò che fanno. Ad esempio, Ahn, Choi e compagnia bella si rifiutano di trasformare la protagonista in un clone femminile di Daredevil, con un udito e un olfatto straordinariamente sviluppati. Soo-ah è semplicemente una giovane donna sensibile che persegue ostinatamente il proprio obiettivo, e che certo non è immune da errori di interpretazione degli indizi o da una paralizzante mancanza di fiducia in se stessa.
I personaggi di contorno sono credibili quanto lei. Il detective Jo ha ovviamente la funzione di interrompere un po’ la tensione con l’umorismo, eppure è sorprendentemente intelligente dietro la facciata clownesca. Gi-seop continua a essere realisticamente immaturo e non fa nulla di finto come salvare eroicamente Soo-ah da una situazione critica. Persino il ritratto del cattivo è essenziale e conciso, senza eccessi di pornografia della tortura, anche se la sua caratterizzazione (e l’idea tipicamente maschile e noiosamente infantile di Soo-ah come “madonna”) suggerisce il punto di vista cattolico e conservatore del regista Ahn.
Blind esibisce anche scene di grande effetto e perfettamente costruite che hanno immediatamente catturato l’attenzione dello spettatore alla proiezione del film a cui ho presenziato durante il Puchon International Fantastic Film Festival. Una di tali scene, un lungo inseguimento dentro una stazione della metropolitana, fa un uso estremamente intelligente della funzione di ripresa frontale e posteriore di uno smartphone, quel genere di idee che ci si aspetterebbe di trovare in un thriller americano contemporaneo, ma che si vedono raramente. I fan di Kim Ha-neul forse vorrebbero sapere come se la sia cavata nell’impegnativo ruolo di una donna cieca fisicamente attiva. È ovvio che non è Audrey Hepburn in Gli occhi della notte, ma nemmeno si pavoneggia come una principessa o sfrutta la propria invalidità per accattivarsi il pubblico. Kim i suoi punti se li guadagna interpretando in modo convincente una donna normale e non vedente che combatte nel quotidiano contro una società essenzialmente egoista e discriminatoria, e non sembra una diva del cinema che cerca di “sembrare” vulnerabile.
Blind non è certo un illuminante capolavoro neo-hitchcockiano di suspense moderna: ha più di un problema, compreso il momento culminante eccessivamente enfatico che tenta di far alzare il pubblico in piedi per fargli fare il tifo e riesce invece solamente a sgonfiare la tensione (La credibilità di Ahn raggiunge il minimo quando cesella tecniche attivamente manipolatorie alla Spielberg). Eppure il film è, innegabilmente, un efficace intruglio commerciale, superiore ai soliti gialli horror americani post anni Novanta con studenti universitari deficienti, ubriachi e fissati col sesso che vengono falcidiati da un incazzato conservatore repubblicano che pensa la vita inizi con l’eiaculazione o roba simile.
Kyu Hyun Kim