In Romancing in Thin Air il celebre regista hongkonghese Johnnie To continua le sue incursioni nel cinema romantico di alto profilo, insieme al suo collaboratore storico Wai Ka-fai. Nella prima metà degli anni 2000, To e Wai insieme hanno fornito sviluppi originali e intelligenti a commedie, film romantici e polizieschi targati Hong Kong, suscitando il massimo interesse nel pubblico. L'anno scorso Don’t Go Breaking My Heart (con To in vesti di e produttore, e Wai come co-sceneggiatore e produttore) ha segnato un gradito ritorno alle opere più tradizionali, ma questa volta con l’opportunità, per i film, di riscuotere successo anche nella Cina continentale, cosa questa che nei primi anni del 2000 non era possibile. Romancing in Thin Air continua le brillanti incursioni della coppia To-Wai nel mercato di massa e, proprio come accadeva spesso per i successi precedenti, costituisce una cesura stilistica significativa rispetto al film pop che l'ha preceduto.
Mentre Don’t Go Breaking My Heart era ambientato in gran parte nel critico paesaggio urbano di Hong Kong, Romancing in Thin Air trasporta il pubblico nei panorami d'alta quota della provincia cinese dello Yunnan, dove il divo hongkonghese Michael Lau (Louis Koo), ubriaco, si imbatte in un centro di villeggiatura di montagna gestito da un’altra hongkonghese, Sue (Sammi Cheng) e prende una camera, decidendo di nascondersi dai media, che gli danno la caccia dopo la rottura plateale del suo rapporto con la fidanzata attrice (Gao Yuanyuan). La presenza di Lau entusiasma il personale femminile dell’albergo e un medico dei dintorni (Tien Niu), ma Sue rimane insensibile, mentre si adopera in silenzio nelle mansioni quotidiane e, meno discretamente, fa i conti con la misteriosa scomparsa del suo spasimante Tian (Li Guangjie), avvenuta anni prima.
Trattandosi di un film sentimentale, è logico aspettarsi che Lau e Sue, in quella località remota, finiscano per avvicinarsi. Ma il modo in cui lo fanno non è cosa semplice, ed è ben visibile lo zampino di Wai nella sceneggiatura (per opera della stessa squadra che ha firmato Don’t Go Breaking My Heart). Le opere migliori realizzate da Wai come regista presentano strutture temerarie che giocano con complicati scherzi del destino e audaci scenari ipotetici. Romancing in Thin Air non fa eccezione nell’assumersi rischi narrativi, non da ultimo quello di offrire un film-nel-film per il massimo impatto emotivo (a questa acrobazia narrativa fa riferimento il titolo in lingua cinese, che indica sorprendentemente Romancing in Thin Air come una continuazione del film che contiene). Riappaiono i temi familiari dei film di Wai, come protagonisti che superano grandi tormenti e fardelli mentali. Sullo schermo gli hongkonghesi sono raffigurati come persone che stanno imparando a rimettersi in moto dopo le difficoltà e che sono afflitti da demoni personali, ma contiene anche un umorismo ingegnoso e autoreferenziale che riguarda temi come la celebrità.
C’è parecchio materiale da impacchettare in un lungometraggio, e tuttavia To presenta tutto sullo schermo lasciando allo spettatore abbastanza margini di respiro. I panorami esotici a tutto schermo della location principale, chiamata Shangri-La, sono una gioia per gli occhi e costituiscono uno spettacolare diversivo rispetto ai luoghi abituali del cinema di Hong Kong. Immagini come quella degli animali selvatici che fissano la stanza di Lau suggeriscono le forze più potenti che agiscono nel paesaggio locale, e a metà film una divagazione nella rumorosa e stressante Hong Kong fa da contrappunto alle scene di idillio montano. Un ulteriore elemento di forza del film è la scelta degli attori, che vede riuniti Cheng e Koo, che avevano già lavorato insieme nel film del Capodanno cinese di To e Wai del 2003, Love for all Seasons. Cheng, perlopiù assente dagli schermi dal 2005, fa un rientro in grande stile in un ruolo da protagonista sotto la direzione di To, e assume abilmente stati d'animo che variano dal dolore silente al deliquio da fan. Koo è altrettanto simpatico, il suo personaggio poggia sullo status di celebrità proprio dell'attore e gioca con la sua immagine macho, a sostegno del prodotto e molto altro, ma - come Cheng - mettendo nel pacchetto interpretativo richiesto anche il materiale sentimentale che il film promette fin dal titolo.
Tim Youngs