The Viral Factor

Quest’anno sarà estremamente difficile per i cineasti di Hong Kong misurarsi con The Viral Factor di Dante Lam nel mettere in scena il caos dell’azione assoluta.  Nelle sole scene di apertura, girate in Giordania, Lam dispone una sequenza di attacco completa di lanciarazzi che sputano granate e di scontri a fuoco. E quando la narrazione, poco dopo, riprende in Malesia  incidenti stradali, esplosioni di bombe, altre sparatorie e persino un inseguimento in elicottero per le vie del centro cittadino sono riunite insieme in una rappresentazione spettacolare di acrobazie ed emozioni ad alto budget.

Quelle prime scene ambientate in Giordania introducono l’attore taiwanese Jay Chou nei panni di Jon Man, un asso delle Forze Speciali della Commissione Internazionale della Difesa, o CID, che si trova in Giordania per un servizio di scorta e supporto di un medico che detiene i segreti di un ceppo mortale del virus del vaiolo. Inutile dire che non tutto va secondo i piani: una squadra di terroristi organizza un attacco esplosivo, e del gruppo fa parte anche un membro della CID, Sean Wong (Andy On). I terroristi catturano il medico e uccidono Ice, la ragazza di Jon, mentre a lui lasciano una pallottola in testa.   

Dato che gli restano solo poche settimane di vita, Jon va per qualche tempo dalla madre in Cina, poi vola a Kuala Lumpur, capitale della Malesia, per trovare il padre che non vede da tempo (Liu Kai-chi) e il fratello maggiore Man Yeung (Nicholas Tse). E’ lo spunto di ulteriori conflitti: viene fuori che Yeung  è un violento criminale in fuga dalla legge e che è stato ingaggiato da Sean per rapire un medico, Rachel (Lin Peng), esperta in virologia e in grado di riprendere il lavoro iniziato da quel medico in Giordania, ora defunto. Guarda caso, Rachel aveva fatto amicizia con Jon sul suo volo per la Malesia e i tentativi di Yeung di catturarla finiscono per metterlo faccia a faccia con Jon. Quando i due fratelli si incontrano, Jon deve scegliere se rimproverare aspramente Yeung per le sue malefatte, o proteggerlo dai malvagi con cui si accompagna.  

Negli ultimi anni la carriera di sceneggiatore e regista di Lam è stata davvero frenetica, con una serie di popolarissimi thriller melodrammatici, come The Beast Stalker, Fire of Conscience e The Stool Pigeon. Le atmosfere grintose dei film e le trame sovraccariche mirano a colpire al massimo livello emotivo, e al centro hanno sempre personaggi sfregiati e tormentati. Gli elementi drammatici e personali che Lam e Jack Ng, il suo abituale collaboratore alla sceneggiatura, portano sullo schermo sono d’ispirazione per le vigorose interpretazioni degli attori protagonisti dei loro film, che vengono riconosciute chiaramente attraverso premi importanti, come quello vinto da Nicholas Tse come Miglior Attore agli Hong Kong Film Awards dello scorso anno per  The Stool Pigeon.  In The Viral Factor, Tse impazza con la sua recitazione atletica e impulsiva, come richiesto dallo script, mentre Jay Chou è incaricato di alimentare il brivido insieme a brevi momenti di calma in un mix ad alto numero di ottani.

I protagonisti sofferenti tipici di Lam sono chiaramente presenti anche in The Viral Factor, e il film è dotato di un adeguato richiamo musicale che fornisce radici hongkonghesi poco appariscenti. In questa occasione però il film è guidato in primo luogo dall’azione, e non vira più verso trame complicate ed emozioni sovraccariche. Impostando l'azione fuori dalla Cina, gli autori se la cavano alla grande rispetto a temi che altrimenti sarebbero molto sensibili per la censura dell’importante mercato continentale, come ad esempio le scene che coinvolgono poliziotti corrotti, o la simpatica canaglia in un ruolo di primo piano; e si impegnano pure a conferire un sapore innegabilmente hollywoodiano ad alcune sequenze, in particolare a quelle girate in Giordania.
La coreografia d’azione di The Viral Factor, orchestrata in gran parte da Chin Kar-lok e Wong Wai-fai e fortunatamente priva di ovvietà da computer grafica, è uno spettacolo incendiario di esplosioni, sparatorie feroci e oltraggiose acrobazie come non se ne sono mai viste su uno schermo cinematografico. Quando una macchina precipita in un fosso stradale, per esempio, la macchina da presa è incredibilmente vicina alla scena. E se non basta che, sullo schermo, uno sopravviva a una caduta da un edificio di diversi piani, gli autori continuano a rivisitare più e più volte tale temerarietà. La mancanza di plausibilità e la coincidenza sconcertante sono sia regolari che casuali, e i personaggi riescono ad allontanarsi da ogni situazione caotica che rappresenti un pericolo per la loro vita. Certo, la logica può anche essere gettata alle ortiche, ma nella sua assoluta stravaganza e audacia The Viral Factor incanala quegli eccessi da schermo panoramico che hanno contribuito a far conoscere la cinematografia hongkonghese a tanti appassionati di cinema nel mondo intero.

Tim Youngs
FEFF: 2012
Regia: LAM Dante
Anno: 2012
Durata: 122'
Stato: Hong Kong

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