Moltissimi registi giapponesi fanno film sui ragazzi socialmente difficili o emarginati: visti tutti gli esempi sullo schermo (e i molti casi della vita reale che li ispirano), sembra che il paese dei samurai sia diventato la terra degli otaku e dei freeter (lavoratori part-time o freelance) che si aggancia all’infanzia emozionale e/o agli scalini più bassi dell’economia.
Nelle tre opere prodotte sino ad oggi, Okita Shuichi si è anche concentrato su figure maschili non tradizionali: il cuoco perfezionista del campo-base antartico di The Chef of South Polar (Nankyoku Ryorinin, 2009), il nervoso regista principiante di The Woodman and the Rain (Kitsutsuki to Ame, 2011) e il provinciale eroe eponimo della sua ultima creazione, A Story of Yonosuke (Yokomichi Yonosuke). Okita può anche divertirsi in modo gentile, pur se comicamente mordace, a loro spese, ma in ultima istanza è maggiormente interessato ai loro punti di forza, che non sono immediatamente ovvi.
Inoltre, nonostante i loro elementi rassicuranti, i film di Okita non sono semplici film commerciali. Al contrario, il regista evita i messaggi ovvii e opta per metodi che possono anche essere indiretti ma non sono mai oscuri.
Tratto dal romanzo di Yoshida Shuichi, A Story of Yonosuke è un ulteriore passo avanti su questa linea e annuncia un importante momento del plot ben prima che esso avvenga. Lungi dal rappresentare uno spoiler, tale rivelazione offre a tutto quello che avviene successivamente (e anche prima) risonanza e intensità. Da una gradevole commedia modello “pesce fuor d’acqua” su un ragazzo di campagna nella grande città emerge un dramma brillantemente confezionato che pone (e vi risponde eloquentemente) una delle domande più importanti di sempre: che cosa significano veramente le nostre vite per chi ci sta intorno? Come può una persona avere un impatto, specialmente se sembra essere un tipo totalmente perso?
Incontriamo per la prima volta il nostro eroe, Yonosuke (Kora Kengo), al primo anno di università a Tokyo nei fantastici anni Ottanta, quando ricchezze al di là di qualunque sogno di cupidigia sembravano non solo un sogno, ma un destino nazionale. Originario di una piccola città della prefettura di Nagasaki, Yonosuke appare il tipico ingenuo che fa ridere, ma il suo mix di gentilezza naturale e incrollabile sicurezza lo rende originale ed inaspettatamente vincente nel gioco sociale.
Assieme a due compagni di classe, un cucciolone di ragazzo (Ikematsu Sosuke) incontrato alla cerimonia di ingresso e una ragazza graziosa e amichevole (Asakura Aki) che lo avvicina in classe, Yonosuke si iscrive al club di samba dell’università e trova velocemente un suo spazio (anche se non il senso del ritmo). Flash-forward che ci porta a vent’anni dopo: i suoi due nuovi amici, che ora sono una coppia sposata, si scambiano ricordi di Yonosuke. Cosa sta succedendo?
Invece di aggiornarci immediatamente, il film ci riporta di nuovo al periodo giovanile del protagonista. Yonosuke aiuta la fredda e impeccabilmente modaiola Kato (Ayano Go), che dapprima lo respinge e poi soccombe alla sua tenacia ai limiti dell’insopportabile, seppure a fin di bene. Viene anche reclutato, nell’hotel dove lavora part-time come fattorino, dalla sexy e sofisticata Chiharu (Ito Ayumi), una sorta di escort d’alto bordo che cerca di schivare un cliente molesto.
Tuttavia, l’incontro più significativo avviene con Shoko (Yoshitaka Yuriko), il vero prototipo della ojosama del periodo del boom, vale a dire la figlia iperprotetta di una sordida famiglia ricca, che è tanto fuori dal mondo nel suo modo dolce e viziato quanto Yonosuke lo è nel suo. All’inizio lei lo tratta come un giochetto divertente ad uso e consumo dei suoi amichetti saputelli, ma poi inizia a guardarlo con occhi diversi quando lui la salva da una disavventura nella piscina di famiglia. L’amore sboccia oltre ogni divario culturale e sociale.
Lavorando sul copione di Maeda Shiro, Okita rende il salto che Yonosuke fa per superare tale divario qualcosa di più di una prodezza comica, senza fare violenza alla sua essenza innocente. Trova anche il perfetto Yonosuke in Kora Kengo, apparso anche nei panni del figlio fannullone del boscaiolo protagonista di The Woodman and the Rain e in quelli di componente della spedizione in The Chef of South Polar. Spesso usato in film di altri registi per ruoli di personaggi difficili e persino violenti, Kora passa facilmente alla commedia per il regista Okita, senza per questo sacrificare l’intensità che è il suo marchio di fabbrica.
Nonostante annaspi sia verbalmente che socialmente, il suo Yonosuke non diventa mai semplicemente qualcuno da guardare dall’alto in basso. Anzi, affascina con quella sua sfacciataggine e con il suo ineccepibile bell’aspetto.
E per questo mondo e i suoi abitanti imperfetti, egli prova anche un godimento autentico che trasmette a questo delizioso film un calore e un’eco che si prolungano anche oltre la fine.