National Security

”Il film della tortura” è il nome con cui gli ospiti internazionali indicavano questo film quando è stato premiato al Busan International Film Festival nell’ottobre del 2012. La notizia si è sparsa velocemente. “Non posso neanche immaginare di rivederlo un’altra volta. Le torture durano almeno l’80% di tutto il film”, mi ha confidato un critico a una delle feste del BIFF. Poi la sua espressione si è fatta seria: “Ma è un film straordinario. Un risultato incredibile”.

National Security è il racconto piuttosto accurato dell’arresto e delle torture subite per ventidue giorni dall’attivista politico Kim Geun-tae nell’autunno del 1985 (nel film egli è indicato come Kim Jong-tae). Kim era uno dei personaggi chiave del movimento democratico sudcoreano che alla fine obbligò la dittatura militare al potere a modificare la Costituzione e a introdurre le elezioni presidenziali dirette nel 1987. Kim più tardi ha intrapreso con successo la carriera politica, ottenendo anche una nomina come membro dell’Assemblea Nazionale nel 1996 e come ministro della salute durante il governo del presidente Roh Moo Hyun dal 2004 al 2006. Tuttavia, nei decenni seguiti alle torture subite egli ha continuato a soffrire dei postumi di un disturbo da stress post-traumatico. È morto nel 2011, all’età di sessantaquattro anni, a causa del morbo di Parkinson, che molti pensano fosse una conseguenza delle torture subite.

La maggior parte dei film viene realizzata allo scopo di intrattenere il pubblico, ma in qualche occasione un regista può anche provare il desiderio di illuminare gli spettatori su particolari argomenti o di presentare un soggetto di tipo politico. National Security è indubbiamente un film politico per il fatto di essere uscito in sala durante la campagna presidenziale del 2012, durante la quale Park Geun-hye, figlia dell’ex dittatore Park Chung Hee, è stata eletta presidente della Corea del Sud. Ma a un livello più basilare credo che questo film presenti a noi spettatori una richiesta specifica: quella che siamo testimoni delle torture subite da Kim da parte dei dipendenti governativi nel centro di detenzione a Namyeong-dong. Nel farci testimoni di questo crimine, forse possiamo rendere omaggio al suo sacrificio e comprendere in qualche modo quello che lui e così tanti altri prigionieri politici hanno subito in quell’epoca.

Dovrei forse dare qualche spiegazione riguardo alla tortura. Guardare il film è oltremodo difficile data la sua impronta realistica e l’atmosfera opprimente che pervade la storia. È simile, per certi versi, alle sequenze di tortura presenti in Zero Dark Thirty di Kathryn Bigelow, solo molto più lunghe e intense. D’altro canto va detto che questo film non è Saw. Non ci sono unghie strappate, non ci sono scene di blood and gore, forse perché non sono necessarie. Il protagonista Park Won-sang ci trasmette l’opprimente senso di disperazione sperimentato da Kim in quel periodo e, in un modo sfumato e controllato ci mostra anche sia i modi in cui Kim è stato piegato, sia i modi in cui non lo è stato.

Mi rendo conto, a questo punto della recensione, che molti lettori potrebbero non essere così tentati di andare a vedere questo film, ma io voglio davvero incoraggiare il pubblico a vederlo. Per me, è il miglior film coreano del 2012. Il regista Chung Ji-young ha fatto un lavoro straordinario con la caratterizzazione delle varie persone che appaiono nel film, in modo che, volenti o nolenti, ci facciamo assorbire e veniamo spinti in avanti dalla trama. La prospettiva umanistica del film si estende ai dipendenti governativi che sono i carcerieri di Kim, trasmettendo all’opera una complessità emotiva davvero necessaria. Più che altro, ciò che rende sopportabili le scene dure di questo film è il senso che esso è scaturito non dalla rabbia ma soprattutto dall’empatia per quello che Kim ha vissuto. Gli ultimi dieci minuti, in particolare, sono estremamente commoventi. È questa empatia a trasformare National Security da semplice film su una specifica questione in qualcosa di più grande e prezioso.
Darcy Paquet
FEFF: 2013
Regia: CHUNG Ji-young
Anno: 2012
Durata: 106'
Stato: South Korea

Photogallery