Un grosso camion precipita giù per una strada deserta e si scontra con un’auto che sta sopraggiungendo. Quest’unico incidente basta a gettare nel caos i meccanismi interni all’associazione criminale Goldmoon, visto che il potente boss del gruppo era seduto sul sedile posteriore dell’auto. Le gerarchie e i rapporti di forza che prima erano stabili ora sono improvvisamente da rivedere, e sembra probabile che scoppi un conflitto tra l’imprevedibile numero due della banda, Chung, (Hwang Jeong-min) e il più morbido, ma decisamente ambizioso, numero 3 Joong-gu (Park Seong-woong).
Ma all’insaputa dei vertici della banda, le forze di polizia locali stanno anche loro raccogliendo informazioni dall’interno e le usano per ampliare i loro obiettivi. Il sottoposto più fidato di Chung, Ja-sung (Lee Jung-jae) è in realtà un poliziotto sotto copertura, che si è infiltrato con successo nella banda e si è guadagnato la loro fiducia. Dopo otto anni di tensione angosciante, e con un bambino che sta per nascere, ora è ansioso di uscire dalla banda e ritirarsi, ma il suo responsabile, il Capo Kang (Choi Min-sik), vuole che lui rimanga ed è disposto a fare il gioco duro pur di rimetterlo in riga.
La Corea non è certo povera di film di gangster. Ci sono commedie di gangster, film d’amore con gangster, drammi di maturazione con gangster, horror con gangster, nonché tipici filmetti di gangster in cui giovani uomini benintenzionati vengono indotti a delinquere e finiscono in mezzo a brutte battaglie tra bande. Malgrado le diverse ambientazioni e le inevitabili variazioni nei toni riscontrabili in questo gruppo di film, si tratta sempre, essenzialmente di pellicole melodrammatiche, nel senso che siamo portati a identificarci con uno o due protagonisti-vittime che si trovano a fronteggiare forze molto più grandi di loro. A volte vincono e a volte perdono, ma mentre combattono la loro lotta, la loro bontà d’animo o il loro senso dell’onore vengono svelati al pubblico.
New World di Park Hoon-jung non si allontana completamente da questa formula, nel senso che simpatizziamo profondamente con la difficile situazione dell’ufficiale di polizia sotto copertura interpretato da Lee Jung-jae. Tuttavia, l’approccio di Park è più ampio rispetto a quello della maggior parte degli altri film coreani sulla malavita e, in definitiva, meno incentrato sulla psicologia dei suoi protagonisti ma più interessato all’esplorazione delle strutture e dei meccanismi di potere all’interno delle organizzazioni criminali. Il regista lo descrive come un film “sulla politica della malavita” e questo è essenzialmente ciò che devono fare i suoi personaggi in modo da mantenere il controllo del potere. Il gioco del gatto col topo con la polizia locale non fa che aggiungere un altro strato di complessità alla narrazione.
Gli spettatori coreani, che hanno spinto il risultato di botteghino fino alla cifra impressionante di oltre quattro milioni di biglietti venduti, sono stati particolarmente entusiasmati dalle interpretazioni degli attori protagonisti. Il protagonista di Oldboy Choi Min-sik di recente è tornato in auge con i ruoli avuti in I Saw the Devil e Nameless Gangster: Rules of the Time (2012). In New World Choi fornisce un ritratto sfaccettato del Capo Kang, la cui motivazione di consegnare i criminali alla giustizia è talmente forte da indurlo a trattare ingiustamente i suoi subordinati. Dal canto suo, Hwang Jeong-min, è insieme repellente e carismatico nel ruolo dell’impulsivo ed estroverso Chung. Lee Jung-jae, infine, è molto efficace nell’esprimere l’angoscia e il panico che il suo personaggio prova ma cerca disperatamente di nascondere; anche se fa il mestiere di attore da circa vent’anni, la sua interpretazione in questo film ha fatto sì che molti spettatori lo guardassero con occhi diversi.
Sebbene qualcuno abbia criticato la somiglianza di New World con Infernal Affairs e Il Padrino (un film che il regista sostiene di aver visto almeno un centinaio di volte), questa pellicola rappresenta qualcosa di nuovo per il cinema coreano. È probabile che nei prossimi anni ci sia anche un sequel, dal momento che la sceneggiatura originale conteneva molto più materiale di quello che poteva essere contenuto in un solo film. Anche se definirlo il Padrino coreano può essere un’esagerazione definire, questo film ha un forte impatto sullo spettatore e per quel che mi riguarda, sarei piuttosto interessato a vedere un New World 2.
Darcy Paquet