Anita's Last Cha-cha

Una dodicenne molto mascolina si prende una cotta senza speranze per uno schianto di ragazza che torna al paese in Anita’s Last Cha-cha (Ang huling cha-cha ni Anita), una storia di confusione sessuale e ribellione adolescenziale trattata con tocco leggero e resa appetibile dall’eccezionale interpretazione della sgraziata esordiente Teri Malvar e dalla naturalezza con cui nessuno dei personaggi mostra la minima sorpresa per la passione della ragazza. Senza oltrepassare i confini del buon gusto e senza impantanarsi in lezioncine sull’identità di genere o in una scontata tragedia sull’amore lesbico non ricambiato, l’opera prima della regista e sceneggiatrice esordiente Andrea Sigrid P. Bernardo è molto piacevole, anche se talvolta la struttura lascia un po’ a desiderare.

La vicenda viene presentata come una reminiscenza di Anita adulta, ufficiale dell’esercito filippino (unico cliché presente), ma il film, più che di concentrarsi semplicemente su Anita, diventa il racconto corale dell’intero villaggio. Bernardo, comprendendo probabilmente che la sola storia dell’innamoramento lesbico non l’avrebbe portata lontano, colloca la vicenda all’interno di un ampio ritratto della società rurale di provincia: l’assillante madre di Anita con le sue amiche pettegole, il cugino adulto della ragazza, Oscar, che ha una tresca con la bellissima ragazza rimpatriata, i due amici d’infanzia di Anita (Carmen, che somiglia a miss Piggy, e l’altrettanto tracagnotto Goying), con in più le tradizioni locali come la festa della fertilità di Obando. In questo senso il film spesso sembra un racconto di formazione in salsa rurale – con un sacco di scene dei bambini che giocano in campagna – intrecciato alla storia dell’infatuazione di una ragazza, in cui semplicemente capita che l’oggetto del desiderio sia una persona più grande dello stesso sesso.

Bernardo mantiene un tono leggero, introducendo diverse sequenze di fantasie nelle quali Anita immagina di essere corteggiata in tanti modi diversi dalla bellissima Pilar, interpretata con giusta serietà dalla trentasettenne attrice e modella Angel Aquino (Donsol e i recenti horror Biktima e Amorosa); le varie forme di corteggiamento scherzano con i generi filippini più popolari e l’alchimia tra la donna e la ragazzina è molto appropriata, tutta espressa tra sorrisi e dolcezza più che con vera e propria sensualità. Malvar è bravissima a manifestare l’imbarazzo inquieto e la timidezza di Anita, ed è molto bello il modo in cui i suoi due giovani amici non fanno nemmeno una piega per la sua “passione” preadolescenziale. Len-Len Frial in particolare è bravissima nel ruolo dell’egocentrica Carmen.

Anita è stato realizzato con un budget risicatissimo, anche se a vedere la fotografia luminosa e ben composta di Alma R. Dela Peña e le scenografie di Popo Diaz (in particolare per la casa di Pilar) non lo si direbbe. Il film perde un po’ del suo brio nella seconda parte e ha un finale semi-fantasy debole, ma nel complesso raggiunge i suoi obiettivi grazie al suo assortito schieramento di personaggi, come il coro del villaggio, con la madre di Anita (la brava Lui Manansala) e le sue amiche pettegole. Come minimo, dopo aver visto Anita ci si chiede con curiosità quali saranno le prossime mosse di Bernardo.
Derek Elley
FEFF: 2014
Regia: Sigrd A. P. BERNARDO
Anno: 2013
Durata: 110'
Stato: The Philippines

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