Firestorm

Gli amanti del cinema d’azione hongkonghese esagerato e sfacciatamente sopra le righe avranno di che esultare con Firestorm di Alan Yuen. Il film di questo regista esordiente è uno spettacolo emozionante in ogni inquadratura: spesso gli spettatori si ritrovano sulla linea di fuoco delle sparatorie e il ritmo non si lascia rallentare da retroscena e descrizioni. Gli spari iniziano a echeggiare dopo soli cinque minuti di film, quando una banda armata fino ai denti ruba un furgone blindato e sfida la polizia. La scena del crimine è particolarmente traumatica per il poliziotto veterano Lui Ming-chit (Andy Lau), che viene speronato da una macchina e vede con orrore che un passante viene colpito alla testa.

A peggiorare le cose, il suo vecchio compagno di scuola Tao Shing-bong (Lam Ka-tung) sembra stare dalla parte dei cattivi. Viene fuori che Lui è una testa calda, completamente ossessionato dalla sua caccia ai malfattori. L’elegantone della Cina continentale Cao Nan (Hu Jun) viene identificato velocemente come capo della banda, e Lui incita i suoi agitatissimi uomini perché si diano da fare e trovino delle prove concrete per incastrarlo. La prima traccia che seguono è quella di Tao; poi, quando la violenza della banda raggiunge livelli impressionanti, Lui incarica Tong (Philip Keung), un amico appena uscito di galera, di infiltrarsi come talpa per tentare di sgominare la banda prima che le cose peggiorino ulteriormente. Ovviamente la violenza non allenta la sua stretta tanto presto, e il risultato è uno dei finali più esagerati che si siano mai visti nei film d’azione di Hong Kong. La scena si apre con un inseguimento selvaggio in auto attraverso le strette stradine di collina, dopodiché Yuen e il coreografo d’azione Chin Kar-lok trasformano il quartiere centrale degli affari di Hong Kong in una zona di guerra, infarcita di autobombe, autobus ribaltati, voragini stradali e un ponte che crolla.

La perfetta resa scenografica del quartiere di per sé distingue la sequenza da altre scene analoghe dei film hongkonghesi: di solito le sequenze d’azione a Hong Kong finiscono in aree industriali o in altri luoghi fuori mano, e neanche la tensione raggiunge la stessa intensità da film catastrofico di Firestorm. Tra le ultime produzioni hongkonghesi, quella che più si avvicina a Firestorm è forse Cold War, campione d’incassi al botteghino locale nel 2012, anch’esso diretto da un’esordiente e finanziato dalla Edko Films. Proprio come Cold War, anche il film di Yuen è un thriller poliziesco agilissimo e costoso, immerso in un ambiente cupo e di grandi tensioni. Entrambi rivelano un’encomiabile attenzione per i dettagli; nelle operazioni di polizia e nel gergo utilizzato per Cold War, nelle ambientazioni che sembrano autentiche in Firestorm. Se però Cold War era pieno zeppo di dialoghi serrati e aveva una trama intricatissima, in Firestorm le cose sono più semplici.

I personaggi sono dipinti a tratti sommari, quando non sono addirittura caricature, e gli snodi fondamentali della trama fungono soltanto da piattaforma di lancio per la successiva scena d’azione. Un tema importante del film è come la gente reagisce e cambia se sottoposta a forti pressioni, ma all’intreccio spesso manca il dettaglio necessario a rendere davvero credibili gli enormi cambiamenti dei suoi personaggi. Nel ruolo del protagonista, l’attore e produttore Andy Lau recita in perfetta sintonia con la follia pura della successione di eventi di Firestorm. Lau si getta dalle finestre, si tuffa dagli edifici e salta in aria durante le esplosioni, ma si rialza sempre. L’attore cinese Hu Jun è delizioso nei panni del cattivo compiaciuto, che se la gode a prendersi gioco dei poliziotti, mentre a Philip Keung e Lam Ka-tung sono affidati altri ruoli chiave caratteristici. Alla fine però è sempre Lau, insieme al caos puro del suo show d’azione, che rimane maggiormente impresso quando il fumo di Firestorm inizia a diradarsi.
Tim Youngs
FEFF: 2014
Regia: Alan YUEN
Anno: 2013
Durata: 118'
Stato: Hong Kong

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