The Raid 2: Berandal

Non era un’esagerazione quando abbiamo definito The Raid: Redemption “il miglior film d’azione degli ultimi decenni”. È un’opera che ha ridefinito il cinema di arti marziali per il XXI secolo e ha lanciato Gareth Evans come uno dei giovani registi più promettenti di oggi.

Abbiamo atteso con ansia per due anni e rotti il sequel di Evans. Sarebbe riuscito a riprodurre lo stesso ritmo strepitoso del primo film, anche portando l’azione al di fuori dell’edificio desolato? Può un sequel replicare la forma del film originario, senza per questo risultare ripetitivo?

La risposta a tutte queste domande è un sonoro “Sì, cazzo!” The Raid 2 è un film d’azione pieno di vigore, un sequel del primo film sotto tutti i punti di vista, e uno sviluppo ulteriore dell’Universo di Merantau. Evans ha sapientemente creato una storia complessa e interessante, snocciolata attraverso le tante scene di combattimento feroce. E sì, nel sequel l’azione è ancora più impressionante, più artistica e più violenta rispetto al primo film.

Il film si apre praticamente lì dove finiva The Raid: Redemption. Attraverso una sequenza iniziale molto stilizzata, che gioca liberamente con la cronologia, assistiamo alla morte del fratello di Rama e si riparte da zero rispetto al primo film. Rama rintraccia un uomo di nome Bunawar, il poliziotto buono che il fratello gli aveva detto di trovare. Bunawar spiega a Rama che Tama (il boss malvagio del primo film) in effetti lavorava per il boss criminale Bangun. L’obiettivo vero è colpire Bangun, e, soprattutto, scoprire quali sono gli alti funzionari e i poliziotti che stanno sul suo libro paga. Per raggiungere questo scopo Bunawar chiede a Rama di infiltrarsi nella banda di Bangun. Rama preferirebbe tornare dalla moglie innamorata e dal figlio, ma Bunawar mette subito in chiaro che, se Bangun viene a sapere che è stato Rama a far fuori Tama, lui e la sua famiglia sono spacciati.

Il piano di Bunawar prevede che Rama assuma una nuova identità facendo fuori tutti quelli che sanno che è stato Rama a eliminare Tama (non che ce ne fossero rimasti molti), mettendo poi Rama nello stesso carcere del figlio di Bangun, Uco. Rama si fa immediatamente notare da Uco quando tiene testa a trenta detenuti durante la prima grande scena di azione del film, ambientata in un bagno lurido. È necessario però che Rama accorra in soccorso di Uco durante una feroce battaglia nel fangoso cortile della prigione (forse la scena più fantastica del film) per rinsaldare la fiducia di Uco in lui. E quando Rama esce finalmente carcere, è Uco che lo va a prendere e lo porta dritto dal padre per ricevere il suo ringraziamento personale. Rama accetta l’offerta di Bangun di lavorare per la sua banda e dimostra subito il suo valore di abilissimo sicario. Sembra proprio che tutto proceda secondo il piano di Bunawar.

Nell’Universo di Merantau metà Jakarta è sotto il controllo di Bangun mentre l’altra metà è controllata dalla Yakuza capeggiata da Goto. Bangun e Goto sono alleati da dieci anni e le due bande coesistono pacificamente. Uco però non sopporta l’influenza giapponese sulla sua città e detesta la riluttanza di suo padre a scendere in campo contro Goto. La sete di potere di Uco fa di lui il bersaglio perfetto per Bejo, un boss del crimine arrivista che lo alletta proponendogli di allearsi per sconfiggere Goto e spartirsi poi i suoi territori. Il piano di Bejo e l’avidità di Uco mettono in serio pericolo tutta l’operazione orchestrata da Bunawar e rischiano di far precipitare l’intera Jakarta in una sanguinosa guerra tra bande, lasciando Rama proprio al centro della violenza.

Tutto questo suona piuttosto complicato, in effetti. I dettagli di questa trama che ricorda Il Padrino sono tutti presenti già nella prima parte (intervallati da una buona quantità di combattimenti) e determinano lunghe spiegazioni che possono risultare difficili da seguire, in una miscela di indonesiano, giapponese, e anche inglese. Ne vale davvero la pena però, perché dopo tutta questa lunga preparazione, quando ogni cosa è al suo posto, la trama può scorrere con relativa facilità, senza tante spiegazioni e con scene di combattimento che sono fondamentali per la storia.

E le scene di combattimento, perdio, sono veramente esplosive. È praticamente impossibile esagerare nel descrivere l’azione. Non manca niente: ossa rotte, volti presi a calci, teste fracassate, polsi slogati, torsi impalati, crani infilzati, più centinaia di corpi ridotti a brandelli dai proiettili. Le esibizioni di arti marziali sono stupefacenti esattamente come nel primo film, ma questa volta entrano in gioco molte più armi. Se si tratta di trovare modi diversi per ferire, sventrare e uccidere il nemico, l’immaginazione non manca.

Questo film non fa nemmeno un passo falso, dalle impressionanti scenografie alla colonna sonora perfettamente in tema. La recitazione è sempre di alto livello, con una menzione particolare ad Arifin Putra nei panni di Uco e a Oka Antara in quelli di Eka, la guardia del corpo di suo padre. Tuttavia, ciò che fa del film un autentico capolavoro sono le sue proporzioni. La rissa nel fango si distingue come la più imponente orgia di caos di tutto il film, ma ci sono scene incredibili di combattimento in una metropolitana e in mezzo alla neve, e uno dei più esilaranti inseguimenti in macchina con scazzottata finale che si sia mai visto.
Tutto questo contribuisce a comporre un film che surclassa senza fatica le aspettative già astronomiche suscitate dal suo predecessore. The Raid 2 è francamente il film d’azione di arti marziali più memorabile che sia mai stato realizzato. E non è affatto una dannata esagerazione.
Ryland Aldrich, TwitchFilm.com
FEFF: 2014
Regia: Gareth Huw EVANS
Anno: 2014
Durata: 148'
Stato: Indonesia

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