The Snow White Murder Case

I giapponesi adorano i film gialli dalla trama rompicapo e omicidi commessi con metodi strani e ingegnosi che difficilmente sono adottati dagli assassini veri. L’investigatore protagonista non solo racconta il caso, ma consegna a un pubblico di ascoltatori ammirati una dettagliata analisi postuma, un po’ come un maestro di scacchi che analizza il mediogioco imperfetto di un avversario. Tratta da un romanzo di Minato Kanae, che aveva anche ispirato il successo del 2010 Confessions (Kokuhaku), il nuovo film di Nakamura Yoshihiro The Snow White Murder Case (Shurayuki Hime Satsujin Jiken) sembrerebbe allineata con suddetto genere dei film-enigma. Innanzitutto viene ritrovato il cadavere dell’incantevole Miki Noriko (Nanao), accoltellato e poi bruciato fra gli alberi di un parco nazionale. Noriko, impiegata presso una casa cosmetica, era nota per la sua bellezza, e si diceva che andasse a letto con il suo capo Shinoyama (Kaneko Nobuaki), bello e arrogante. Quando il giovane direttore (Ayano Go) di una società di produzione televisiva chiede informazioni sul caso a una sua ex fidanzata (Renbutsu Misako) che lavora nella stessa azienda di Noriko, lei gli racconta che la sua introversa collega Jono Miki (Inoue Mao) usciva con Shinoyama prima che questi la scaricasse per la bellissima Noriko.

Lui allora intervista altri conoscenti di Miki, compresa una collega che l’ha vista salire di corsa le scale di una stazione ferroviaria la notte dell’omicidio, cosa alquanto sospetta. Dopodiché Miki non si è più presentata al lavoro, adducendo come scusa un problema familiare. Non è una faccenda losca? Credendo di avere per le mani un grosso scoop che può cambiargli la carriera, il direttore convince i suoi superiori a coprire la storia alla TV, scatenando una tempesta mediatica. Il processo e la condanna da parte dell’opinione pubblica non tarderanno ad arrivare. Visto che tutto questo accade all’inizio, possiamo intuire che in questa storia ci sia dell’altro, ma non c’è neanche nessun altro sospetto all’orizzonte. A chi o a cosa credere?

La soluzione di questo rompicapo, però, non è l’unico scopo del film. Al pari delle precedenti opere di Nakamura, come Golden Slumber, thriller del 2010 su un fuggitivo, o Fish Story, film fantasy/fantascientifico del 2009, questa storia contorta serve da spunto per meditare su temi più profondi, a cominciare dall’illusorietà della verità e dall’importanza dell’amicizia. Non un’amicizia di quelle che si ottengono su Facebook, ma quell’affinità che resiste a tempo, distanza e circostanze, accuse di omicidio comprese. Comunque, il detective onnisciente che spiega ogni cosa non appare mai sullo schermo, mentre invece la causa contro Miki, e le risposte ai vari misteri del film, emergono da un ammasso di testimonianze oltre che da una tempesta di commenti sui social network che invadono un’inquadratura dopo l’altra.

Tutto questo può sembrare estemporaneo, per non dire confuso, ma il film mantiene delle linee narrative chiare e si concentra direttamente su persone in carne e ossa, non sui loro avatar digitali. Nakamura, inoltre, alleggerisce il corso degli eventi con il suo senso dell’umorismo giocoso e mordace che se la prende soprattutto con i media opportunisti e vigliacchi, che farebbero qualunque cosa pur di avere in mano una storia.
Al centro di questo mulinello di informazioni (e anche di falsi indizi), troviamo l’enigmatica figura di Miki, una donna sola e problematica che tuttavia viene descritta come detentrice di un potere oscuro usato per gettare il malocchio sui suoi nemici - o forse ucciderli. Eppure nell’interpretazione finemente calibrata di Inoue Mao emerge un’altra Miki, la cui dolcezza e ingenuità sono in contraddizione con il terribile atto che si crede abbia commesso. Ma la sua instabilità emotiva rende in qualche modo possibili l’ipotesi di omicidio e persino il potere di gettare il malocchio.

C’è poi la modella/attrice Nanao che, nel ruolo di Noriko, in ufficio spicca come una dea su persone modeste come Miki e abbaglia gli uomini con il suo sorriso ammiccante e il suo aspetto statuario. Nakamura la presenta più che altro dalla prospettiva delle sue colleghe che si ritraggono davanti allo splendore della sua bellezza e arroganza e che naturalmente non la sopportano. Se questa Biancaneve potesse risvegliarsi con un loro bacio, allora dovrebbe attendere davvero a lungo.
Mark Schilling
FEFF: 2014
Regia: NAKAMURA Yoshihiro
Anno: 2014
Durata: 126'
Stato: Japan

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