Hiroki Ryuichi, che ha esordito negli anni Ottanta girando film pink (porno soft) ed è diventato famoso a livello internazionale per drammi intimisti indipendenti come Vibrator (2003) e It’s Only Talk (2005), si è trasformato nel regista giapponese di riferimento per i drammi romantici, genere che in Giappone sta andando forte da decenni.
Hiroki ha trasmesso il proprio stile e sensibilità a film come April Bride e The Lightning Tree, e ha saputo tirar fuori dalle sue attrici interpretazioni da apice di carriera. Ma a confronto con i suoi film indipendenti del passato, che erano più audaci, stava lavorando su un piano più commerciale.
Kabukicho Love Hotel (Sayonara Kabukicho) segna un gradito ritorno alle sue radici indipendenti, anche se con colpi di scena nuovi e accattivanti.
Ambientato per la maggior parte del tempo nel love hotel del titolo inglese, nel quartiere a luci rosse di Kabukicho, cuore del distretto di Shinjuku, il film è un dramma corale che richiama Grand Hotel (1932). Ruota attorno al giovane direttore dell’hotel, Toru (Sometani Shota), che considera il suo lavoro come una temporanea caduta in disgrazia. Come ricorda continuamente a tutti quanti, lui un tempo lavorava in un hotel a cinque stelle e ci ritornerà di nuovo. Prima, però, deve passare attraverso un cambiamento denso di eventi.
Partendo da una sceneggiatura di Nakano Futoshi e Arai Haruhiko, il secondo dei quali ha anche scritto Vibrator e It’s Only Talk, Hiroki riprende questo cambiamento con un umorismo asciutto e intenso, privo del benché minimo sentimentalismo, ma senza per questo trasformare il film in una commedia frenetica e svitata.
Invece, guarda ai frequentatori dell’hotel, personale o ospiti che siano, come individui distinti, non categorie, con un affetto che non è mai forzato. Il suo approccio può sembrare smorzato e pacato, a differenza della sovraeccitazione e preparazione meticolosa di prammatica, ma in definitiva mi ha colpito di più – e ho versato un paio di lacrime per ogni risata.
Toru inizia il cambiamento di cui sopra di cattivo umore, dal momento che ha litigato con la fidanzata musicista, Saya (Maeda Atsuko), che è sul punto di firmare un contratto con una casa discografica e di buttarsi alle spalle un passato di difficoltà. Toru è comprensibilmente preoccupato di finire anche lui nel mucchio delle cose da scartare.
Prima, però, il dovere chiama, a cominciare dalle riprese di un film porno che richiedono la sua attenzione – e gli fanno riprendere contatto con la diva protagonista (Hinoi Asuka), una sua vecchia conoscenza.
Nel frattempo, Heya (Lee Eun-woo), una ragazza squillo coreana, è al suo ultimo giorno di lavoro nell’hotel. Fra poco lascerà il Giappone per tornare a casa, cosa che sconvolge il suo fidanzato Chong-su (Roy della band musicale pop 5tion, alias Son Il-kwon), mentre quel brav’uomo del suo agente (Taguchi Tomorowo) è più comprensivo.
Anche la diligente inserviente dell’hotel (Minami Kaho) ha delle ragioni per festeggiare. Il suo fidanzato e convivente (Matsushige Yutaka) sarà presto affrancato da un crimine commesso anni prima, che andrà in prescrizione. Ma una caparbia detective (Kawai Aoba) si è appassionata al caso anche se è venuta in hotel come ospite e non come poliziotto.
Infine, un “talent scout” (Oshinari Shugo) attira in hotel un’adolescente carina scappata da casa (Wagatsuma Miwako) con l’intento di aggiungerla alla propria scuderia di adescatrici minorenni. La ragazza sembra perfino un obiettivo troppo facile, finché gli racconta la sua storia.
Come sempre, Hiroki fa meraviglie con i personaggi femminili. Maeda, nei film che ha interpretato finora, ha soprattutto interpretato quel tipo di ragazza carina, piacevole e alla mano che aveva perfezionato nella pop band femminile AKB48, di cui era la leader. Hiroki la tira fuori da questa zona ovattata attraverso una scena arrischiata che poteva facilmente essere imbarazzante e invece diventa inopinatamente toccante.
Altrettanto brava ma in modo decisamente diverso è Lee, che rivela l’isolamento e l’ordinaria umanità del suo personaggio con una trasparenza che affascina e brucia, senza cliché sull’adescatrice dal cuore d’oro. Di tutti gli attori stranieri che ho visto recitare la parte dei pesci fuor d’acqua nei film giapponesi, lei è la più convincente.
Nella parte del protagonista, Sometani fa il suo familiare ruolo del tipo stanco di tutto, anche se con trovate comiche che rendono il suo direttore simpaticamente autoilluso invece che semplicemente annoiato. Ma le difficoltà e personalità di chi gli sta intorno sono più interessanti. Andate a vedere Kabukicho Love Hotel per capire perché.