My Brilliant Life

Areum è, per molti aspetti, un ragazzo particolare. È nato con la progeria, una patologia genetica rarissima che provoca un invecchiamento precoce: anagraficamente ha solo sedici anni ma il suo corpo è quello di un ottantenne. Quando esce indossa occhiali da sole, guanti e cappello in modo che la gente non si metta a fissare la sua pelle rugosa. Malgrado abbia un’esperienza nel mondo di soli sedici anni, il suo corpo si sta già avviando verso la fine della sua esistenza terrena. “Come ci si sente ad essere giovani?” chiede un giorno ai suoi genitori con estrema serietà. I suoi genitori, che invece godono di perfetta salute, si sentono anch’essi come se stessero vivendo una vita concentrata. Hanno dato alla luce Areum quando avevano solo diciassette anni, e ora che ne hanno poco più di trenta, il loro figlio ha raggiunto la vecchiaia. Tra loro c’è una dinamica curiosa: i genitori a volte si comportano da bambini e spesso Areum sembra il più saggio e navigato dei tre. Ma quando le sue condizioni si aggravano, comincia a comportarsi più come un bambino spaventato e i suoi genitori sono obbligati a crescere in fretta. 
 
My Brilliant Life è tratto da un romanzo del 2011 di Kim Ae-ran diventato un bestseller a causa della sua storia lacerante che fa riflettere. I diritti del film sono stati acquistati dalla produttrice Eugene Lee, che recentemente ha ottenuto grande successo con i remake All About My Wife (2012) e Cold Eyes (2013). Per My Brilliant Life, Lee ha fatto una scelta atipica, scritturando per la regia E J-yong, che negli ultimi anni si è maggiormente concentrato su film a basso budget come The Actresses (2009) e Behind the Camera (2014) che giocano con la persona reale dei loro attori protagonisti. A quanto pare ci è voluto un po’ per convincere il regista, perché questo progetto aveva un orientamento più commerciale rispetto a tutti gli altri suoi lavori. Alla fine ha acconsentito a girare il film che, malgrado abbia un sapore diverso dai suoi precedenti, porta comunque la sua impronta. 
 
My Brilliant Life è leggermente contraddittorio nel senso che solitamente associamo i melodrammi strappalacrime all’enfasi e a gesti plateali, mentre invece questo film ha una presentazione molto sfumata – pur rendendo, nello stesso tempo, praticamente impossibile non piangere. Comunque il film le lacrime se le guadagna tutte, attraverso interpretazioni forti, una sceneggiatura calibrata e una storia piena di particolari significativi. È un pugno allo stomaco ma lascia anche moltissimi spunti di riflessione.
 
L’attore tredicenne Jo Seong-mook, al suo primo film, ha dovuto affrontare una bella sfida con questo ruolo. Oltre a recitare in scene decisamente difficili, era obbligato a trascorrere fino a cinque ore al trucco nei giorni delle riprese per assumere l’aspetto di un ragazzino con la Progeria, ma se l’è cavata sorprendentemente bene, il che è una fortuna perché il film avrebbe potuto soffrire molto con un protagonista meno capace. 
 
Le due star del film, Song Hye-kyo (The Crossing di John Woo) e Kang Dong-won (Haunters), sono due grossi divi noti per il loro stupendo aspetto, che qui sembrano un po’ più ordinari. Sono naturali e credibili nel ruolo dei genitori (la prima volta per entrambi), soprattutto verso la metà e nelle scene conclusive del film. La voce leggermente roca di Song Hye-kyo, la sua espressione sfinita ma determinata sono efficaci nel comunicare la sua angoscia e la forza che ha trovato dentro di sé per gestirla. Il personaggio di Kang Dong-won, Daesoo, è meno centrato e solido, ma il suo istinto solitamente finisce per condurlo nel posto giusto.
 
Per un film in cui il finale incombe come nuvole che minacciano tempesta, sotto gli occhi di tutti, ci sono parecchie sorprese e inattesi colpi di scena che, insieme alle intense interpretazioni e alla fluidità della regia, fanno di questo film un’opera che rimane ancorata nella memoria.
Darcy Paquet
FEFF: 2015
Regia: E J-Yong
Anno: 2014
Durata: 117'
Stato: South Korea

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