Quando abbiamo lasciato Shinichi (Sometani Shota) e il suo inseparabile compagno parassita Migi alla fine di Parasyte Part 1 (Kiseiju) di Yamazaki Takashi, gli organismi alieni che avevano trovato ospiti umani nella città di Higashi Fukuyama non solo stavano massacrando a caso esseri umani per procurarsi cibo, usando tentacoli che schioccavano come fruste e taglienti come coltelli, ma si stavano anche organizzando per quello che aveva tutta l’aria di un’occupazione del pianeta, con base nella sede del municipio e il neoeletto sindaco (Kitamura Kazuki) come leader in apparenza plausibile, dalla tranquillità raggelante.
Come può un liceale, seppur dotato di uno spirito combattivo degno di un parassita (per gentile concessione di Migi), sperare di fermarli? Ma Shinichi, desideroso di vendicare la morte di sua madre, si lancia impavido nella caccia di prede parassite, mentre Satomi, la sua dolce ma risoluta ragazza (Hashimoto Ai) teme che lui si stia allontanando da lei sotto più di un aspetto. Shinichi stesso è disturbato dai cambiamenti che prova. È forse condannato a regredire a uno stato di ibrido unico nel suo genere, essere umano nell’aspetto ma parassita insensibile nel cuore?
Intanto la polizia, governata da un intrepido capo delle forze speciali d’assalto della polizia (Toyohara Kosuke) e da un brizzolato ispettore (Kunimura Jun), combatte contro un nemico che si nasconde in piena vista sotto sembianze umane, e trova un improbabile alleato in un serial killer dai capelli arruffati e dagli occhi spenti (Arai Hirofumi) che possiede la capacità psichica di distinguere gli esseri umani dai parassiti. Questi ultimi però si sono trasformati in forme decisamente spaventose, delle quali la più minacciosa è quella di Goto (Asano Tadanobu), un parassita da combattimento che può scindersi e attaccare in modo da non poter essere fermato dai proiettili.
Tratto dal manga bestseller di Iwaaki Hitoshi, il film sembra dirigersi verso un enorme ed esplosivo confronto tra i poliziotti e Goto con i suoi servi, ma Yamazaki e il cosceneggiatore Kosawa Ryota complicano questa trama generica con una domanda che non sempre si pone nei film sulle invasioni aliene: e se anche i parassiti potessero crescere e cambiare? E se, invece di cercare con determinazione di divorare e dominare l’umanità intera, alcuni di essi volessero coesistere?
Questo è proprio il caso di Tamiya Ryoko (Fukatsu Eri), la più astuta degli alieni, che ha dato alla luce un bimbo umano e inizia a vederlo come qualcosa di più di un esperimento interessante. Si rende anche conto che , per quanto deboli e indifesi appaiano gli esseri umani, se obbligati ad affrontare i tentacoli guizzanti di un parassita affamato possono essere effettivamente pericolosi quando fanno fronte comune con l’obiettivo di salvaguardare la sopravvivenza della loro razza.
Mentre il dramma della lotta all’ultimo sangue viene messo in scena, ci accorgiamo che il vero campo di battaglia è rappresentato dall’anima di Shinichi. Il cacciatore di parassiti si ritrova nel difficile e minaccioso ruolo di protettore e pacificatore. Ma sviluppa un vero e proprio attaccamento nei confronti del suo Migi, che dimostra di essere un combattente pieno di risorse nonché un compagno leale (un solo occhio o no).
Il tutto potrebbe sembrare svenevole, ma Sometani Shota, che nel primo film aveva dimostrato di essere bravo sia nella commedia che nei film d’azione, gestisce le scene ancor più melodrammatiche del secondo, con totale impegno ma senza esagerare in modo imbarazzante. Inoltre, Asano Tadanobu, nel ruolo dello spietato Goto, fornisce un agghiacciante ma tonificante contraltare alla retorica “Perché non possiamo andare tutti d’accordo?” del film; lo stesso fa Arai Hirofumi nel ruolo del serial killer, anche se non è il primo a trasformare l’assassinio a sangue freddo in uno scherzo privato.
Qual è il messaggio da portarsi a casa alla fine del film? Di certo non uno che si possa trovare nei soliti film hollywoodiani di fantascienza sugli extraterrestri ) del film che sembra chiedersi (“noi-contro-gli-alieni”). Il messaggio è invece quello che tutti noi, umani o parassiti, siamo i prodotti viventi dello stesso universo, dobbiamo affrontare gli stessi problemi di sopravvivenza e forse dobbiamo anche risolverli allo stesso modo.
Ma quando un parassita ti vuol far fuori, o addirittura mangiarti, allora la luce della comprensione tra le specie non arriverà tanto lontano. Meglio avere un’ottima mano destra e due lame affilate.