The Young Master

Alla fine degli anni Settanta l’attore e stuntman Jackie Chan è diventato in breve tempo il nome più famoso del cinema d’azione di Hong Kong fin dai tempi di Bruce Lee. Dopo aver studiato all’Opera di Pechino e dopo averci dato dentro per anni lavorando ai margini del cinema locale, Chan ha sfondato nel 1978 grazie a un paio di film di kung fu diretti dal principale coreografo azione, Yuen Woo-ping: Snake in the Eagle’s Shadow e Drunken Master. Chan ha portato sullo schermo un tipo di azione delle arti marziali condita dal parapiglia e contrassegnata non solo da acrobazie potenzialmente letali ma anche da un atteggiamento comico maldestro e affascinante. Tutte queste qualità cinematografiche risultano molto evidenti ne Il ventaglio bianco (The Young Master), opera seconda di Chan come attore-regista nonché suo primo film realizzato dopo aver firmato il contratto con la major Golden Harvest. 
 
Chan interpreta Fratello Lung, un giovane che restituisce l’onore alla scuola di kung fu che lo ha accolto da orfano e allevato. I problemi iniziano a manifestarsi già all’inizio del film, quando Lung prende parte ad una “danza del leone” contro una scuola rivale per poi scoprire, a metà del combattimento, che l’avversario principale è in realtà il suo compagno di scuola Jing Keung (Wei Pai), che ha accettato questa esibizione di nascosto. Quando poi Keung si porta una prostituta nella scuola di arti marziali che frequenta insieme a Lung, ed emergono alcuni dettagli del tradimento della danza del leone, il responsabile, Maestro Tien (Tien Feng), si indigna e Keung viene mandato via. La catena di eventi successiva però copre di umiliazione Master Tien e la scuola, e Lung si mette in viaggio per riportare indietro Keung. 
 
Anche in questa fase iniziale della sua carriera come regista gli elementi fondamentali del marchio Jackie Chan sono già presenti. Notoriamente, Chan si è formato all’Opera di Pechino e faceva parte della troupe delle “Sette Piccole Fortune”, e fin dall’apertura de Il ventaglio bianco attinge al patrimonio culturale e alla tradizione. Il combattimento di Chan nella “danza del leone” combina acrobazie mozzafiato e forza pura, e utilizza l’evento per dare vita a una lotta emozionante ma senza violenza (che sarebbe stata poco adatta per l’eventuale uscita in occasione del Capodanno cinese). La decisione di Chan di abbandonare la brutalità continua anche nel prosieguo della trama: nelle scene di combattimento Chan ricorre a espedienti comici come lo scambio di persona e gli avversari sono feriti o messi fuori combattimento, ma mai uccisi: è una caratteristica chiave di Chan, che si ritrova anche quest’anno, 2015, nella sua interpretazione di Dragon Blade. 
 
Il ventaglio bianco ha una struttura slegata e a volte divaga, ma brilla per i suoi momenti puramente comici – in particolare quando sullo schermo c’è l’attore veterano Shek Kin, nei panni di un funzionario federale. Il pregio maggiore del film, però, risiede nelle scene d’azione, che hanno indubbiamente permesso al film di raggiungere il record al botteghino locale. Dopo la “danza del leone” iniziale, le scene di combattimento spaziano da molto serio (quando Keung si fa invischiare dai banditi) a meravigliosamente giocoso, per esempio quando Chan si imbatte in Yuen Biao, membro anch’egli delle “Sette Piccole Fortune”, in una serie di assalti all’aperto, e utilizza solo delle panche come oggetti di scena, o ancora nelle agili scene in cui Chan brandisce un grande ventaglio bianco. 
 
Il culmine de Il ventaglio bianco è costituito dalla resa dei conti tra Chan e il tosto fratello Kim (Hwang In-shik, maestro di hapkido coreano, habitué del cinema hongkonghese), un personaggio crudele che emerge a margine della ricerca di Jing Keung per rivelarsi poi uno dei principali avversari. Per il finale Chan riporta l’azione alle sue basi essenziali, ambientando lo scontro su una collina spoglia e liberando l’inquadratura da armi e oggetti di scena. Mentre i due avversari si prendono a cazzotti per terra, ci si stupisce di come gli attori abbiano potuto portare a termine le riprese senza farsi male sul serio, e come Chan in particolare sia potuto passare a girare scene sempre più estreme negli anni a venire.
Tim Youngs
FEFF: 2015
Regia: Jackie CHAN
Anno: 1980
Durata: 105'
Stato: Hong Kong

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